
ROME, ITALY - OCTOBER 16: Dario Franceschini walks the red carpet for 'Truth' during the 10th Rome Film Fest at Auditorium Parco Della Musica on October 16, 2015 in Rome, Italy. (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Dove potevano nascere, se non in Italia, i Caschi blu della cultura? Mentre fluttua ancora nell’aria di Pompei la polvere sollevatasi nei crolli della Villa dei Misteri e della Casa dei Gladiatori, mentre siti archeologici come la Valle dei Templi sono in uno stato di abbandono e il Foro Romano adiacente al Colosseo chiude le visite alle 15.30, l’Italia sale in cattedra per diventare paladina del patrimonio culturale mondiale.
Fare dell’Italia la base dei Caschi blu dell’Unesco è un po’ come chiamare Dick Fuld a presiedere l’Fmi dopo l’ottimo lavoro fatto con Lehman Brothers. A quanto pare, però, la realtà è più bizzarra di qualsiasi paradosso si possa inventare.
Il ministro dei Beni e delle attività culturali, Dario Franceschini, quest’oggi ha salutato con orgoglio la firma del memorandum tra Italia e Unesco per la costituzione di Unite for Heritage, i cui componenti sono già stati ribattezzati “Caschi blu per la cultura”:
“Siamo il primo Paese che mette a disposizione dell’Unesco una task force completamente dedicata alla difesa del patrimonio culturale mondiale. Spero siano molti i paesi a seguire questa strada”.
Su quest’ultima speranza non si può che concordare: speriamo che oltre all’Italia ci siano anche altri Paesi a proteggere la cultura, visto che in Italia, nell’ultimo decennio, il settore è stato fatto letteralmente a pezzi con un disinvestimento da parte dei Governi di destra e di sinistra che ha ridotto il patrimonio artistico-culturale più ampio del mondo a un sistema in cui precari e volontari hanno preso il posto dei professionisti e in cui i dati trionfali sugli ingressi vengono mensilmente “dopati” dalle domeniche a ingresso gratuito.
“Siamo entrati in un tempo che non pensavamo di dover vivere. Il patrimonio del mondo non è più minacciato nel corso di un conflitto dalle azioni di guerra, come avveniva nella seconda guerra mondiale. Ora la distruzione viene filmata e usata come propaganda, a simbolo dell’eliminazione della cultura diversa. Il patrimonio culturale è di tutti e tutti abbiamo il dovere di proteggerlo e difenderlo”,
ha poi aggiunto Franceschini facendo riferimento agli scempi perpetrati dallo Stato Islamico a Palmira o nei musei e nei siti archeologici dell’Iraq.
Alla presenza della direttrice dell’Unesco, Irina Bokova, e del ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, sono state illustrate le modalità operative di Unite for Heritage. L’unità specializzata sarà formata dal nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale e dagli istituti del Mibact, istituto superiore per la conservazione e il restauro, opificio delle pietre dure, istituto centrale per la documentazione e il catalogo e istituto centrale per la conservazione e il restauro per il patrimonio archivistico e librario.
Il centro di formazione Unesco avrà sede a Torino: nel capoluogo verranno formati i funzionari che si occuperanno della difesa del patrimonio artistico e culturale del pianeta. Il progetto di Unite for Heritage ha preso il via nell’ottobre 2015 quando è stata approvata una risoluzione all’Unesco presentata dall’Italia e cofirmata da 53 Paesi. Da oggi, dunque, i caschi blu della cultura sono una realtà.
Via | RaiNews