
DENVER, CO - JANUARY 10: These are photographs of Holocaust survivors taken by John and Amy Israel Pregulman that the couple have hung on walls in their offices on January 10, 2019 in Denver, Colorado. The couple have started KAVOD an organization to help ensure the dignity for Holocaust survivors. With their work with the organization they also created a project to photograph every single Holocaust survivor. So far they have photographed over 730. According to their website KAVOD seeks to provide emergency aid to Holocaust Survivors in need. "KAVOD was created to help Holocaust Survivors in the US live the remainder of their lives comfortably and with dignity. It has been estimated that there are 100,000 Survivors living in the United States and that 30% is living at or near poverty levels." The website says that KAVOD partners with Jewish Family Service and other organizations that work with Survivors. (Photo by Helen H. Richardson/The Denver Post via Getty Images)
Il 27 gennaio si celebra in tutto il mondo il Giorno della Memoria, un importante anniversario per ricordare le vittime della Shoah e ricordarsi sempre di quel che è accaduto, quello che l’uomo ha fatto e ha permesso che accadesse, per fare in modo che un simile orrore non si ripresenti mai più. Dopo aver visto una raccolta di frasi e di immagini, oggi vi proponiamo le poesie sulla Shoah brevi, versi bellissimi e dolorosi da leggere da soli o insieme ai propri cari, per ricordare sempre, ma anche da divulgare, da leggere in parrocchia o ai bambini, perché la sensibilità non ha età ed è giusto conoscere il Giorno della memoria.
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Poesie sulla Shoah
[img src=”https://media.pinkblog.it/7/755/giorno-della-memoria-frasi-4.jpg” alt=”Poesie sulla Shoah brevi” align=”center” size=”large” id=”367358″]
Aprile di Anna Frank
Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere Felice.
Se questo è un uomo di Primo Levi
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Un paio di scarpette rosse di Joyce Lussu
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
‘Schulze Monaco’.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Memoria di Natalia Ginzburg
Gli uomini vanno e vengono
per le strade della città
Comprano libri e giornali,
muovono a imprese diverse.
Hanno roseo il viso,
le labbra vivide e piene.
Sollevasti il lenzuolo
per guardare il suo viso,
ti chinasti a baciarlo
con un gesto consueto.
Ma era l’ultima volta.
Era il viso consueto,
solo un poco più stanco.
E il vestito era quello di sempre.
E le scarpe erano quelle di sempre.
E le mani erano quelle che
spezzavano il pane e
versavano il vino.
Oggi ancora nel tempo
che passa sollevi il lenzuolo
a guardare il suo viso
per l’ultima volta.
Se cammini per strada
nessuno ti è accanto
Se hai paura
nessuno ti prende per mano
E non è tua la strada,
non è tua la città.
Non è tua la città
illuminata. La città
illuminata è degli altri,
degli uomini che vanno
e vengono comprando
cibi e giornali.
Puoi affacciarti un poco
alla quieta finestra
a guardare il silenzio,
il giardino nel buio.
Allora quando piangevi
c’era la sua voce serena.
Allora quando ridevi
c’era il suo riso sommesso.
Ma il cancello che a sera
s’apriva, resterà chiuso
per sempre, e deserta
è la tua giovinezza.
Spento il fuoco,
vuota la casa.
(poesia che Natalia Ginzburg ha dedicato al marito morto in un carcere fascista a causa delle torture)
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