
Si intensificano i controlli del Fisco - (pinkblog.it)
L’Agenzia delle Entrate ha avviato una serie di controlli mirati per monitorare i contribuenti. Ecco chi è a rischio
Il decreto Salva Italia del 2011 ha introdotto l’obbligo per gli operatori finanziari di comunicare tutte le movimentazioni, permettendo così al Fisco di monitorare una vastissima gamma di transazioni finanziarie. Con l’interconnessione tra i vari registri pubblici e le banche dati fiscali, i controlli saranno sempre più precisi e mirati.
Il Fisco avrà accesso a un’ampia gamma di informazioni, tra cui quelle contenute nelle banche dati interconnesse, come l’Anagrafe dei conti finanziari, che non si limita solo ai conti correnti, ma comprende anche altri tipi di rapporti finanziari, come investimenti in azioni, obbligazioni, Titoli di Stato e altre movimentazioni economiche. La normativa prevede che gli operatori finanziari comunichino alla banca dati tutte le operazioni relative ai rapporti finanziari, creando un quadro di riferimento ampio e dettagliato che il Fisco potrà utilizzare per i suoi accertamenti.
I controlli del Fisco
Nel mirino i contribuenti che non hanno aderito al Concordato preventivo biennale 2025-2026. Chi non approfitta di questa opportunità si troverà sotto l’attenzione del Fisco, con un’intensificazione delle verifiche sui conti correnti e sui rapporti finanziari. A partire dal 30 settembre, data limite per aderire al Concordato, il Fisco inizia la sua attività di controllo, utilizzando tutti gli strumenti disponibili per identificare eventuali irregolarità fiscali.

La circolare dell’Agenzia delle Entrate del 24 giugno 2025 ha messo in chiaro le modalità di adesione al Concordato e le conseguenze per chi non dovesse farlo. I contribuenti che non aderiranno al Concordato preventivo, pur avendone la possibilità, finiranno sotto la lente di ingrandimento di una serie di controlli fiscali e investigativi. A differenza di chi partecipa al concordato, dove i controlli sono meno invasivi, per chi non aderisce, la situazione sarà ben diversa: si considererà un potenziale evasore e verranno eseguite verifiche più approfondite, con l’impiego di strumenti avanzati da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.
Secondo la circolare dell’Agenzia delle Entrate, la mancata adesione al Concordato preventivo biennale viene vista come un “segnale” di potenziale evasione fiscale. A questo punto, i controlli non sono più mirati a cercare prove, ma si basano su un’inversione del processo investigativo: il Fisco inizierà a cercare prove per giustificare le ragioni di una mancata adesione, utilizzando la mole di dati a sua disposizione. In pratica, chi non aderisca al Concordato sarà considerato automaticamente un potenziale evasore, con l’attività di verifica che si concentrerà su tutte le sue transazioni finanziarie e contabili.
Oltre all’intensificazione dei controlli, i contribuenti che non aderiscono al Concordato si troveranno a fronteggiare anche sanzioni più severe. In base al decreto legislativo 471/1997, le sanzioni amministrative per evasione fiscale superiori a 50.000 euro comportano l’applicazione di sanzioni accessorie che vanno dall’interdizione dalle cariche sociali alla sospensione dall’attività professionale. Tuttavia, per chi non aderisca al Concordato, la soglia per l’applicazione delle sanzioni accessorie viene abbassata a soli 25.000 euro.
Queste sanzioni comprendono il divieto di ricoprire cariche amministrative in società, la sospensione dalla partecipazione a gare pubbliche, e l’interdizione dall’esercizio di attività di lavoro autonomo. Pertanto, chi si trova nella lista dei potenziali evasori avrà conseguenze non solo fiscali, ma anche professionali e lavorative.