Una vitamina sottovalutata emerge in nuovi studi per il suo possibile ruolo nel supporto al cuore dopo un infarto.
La vitamina D, ampiamente conosciuta per la sua funzione nel metabolismo del calcio, è da tempo oggetto di ricerche per i suoi effetti protettivi sul cuore. Studi clinici recenti, condotti su pazienti con una storia di attacchi cardiaci, indicano che livelli adeguati di questa vitamina possono ridurre significativamente il rischio di nuovi eventi ischemici. Questo effetto è attribuito alla capacità della vitamina D di modulare l’infiammazione e migliorare la funzione endoteliale, due fattori chiave nella patogenesi delle malattie cardiovascolari.
In particolare, i ricercatori hanno osservato che la carenza di vitamina D è associata a un aumento della mortalità dopo un infarto. Di conseguenza, l’integrazione di questa vitamina potrebbe rappresentare un approccio semplice e vantaggioso per migliorare la prognosi dei pazienti già colpiti da problemi cardiaci.
L’importanza della vitamina D nella prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari
Negli ultimi anni, l’interesse per la vitamina D è cresciuto notevolmente, spingendo diverse società scientifiche a rivedere le raccomandazioni per la gestione dei pazienti cardiovascolari. Una serie di meta-analisi ha messo in luce come la somministrazione di vitamina D, nei soggetti con livelli insufficienti, riduca la frequenza di eventi cardiovascolari gravi, inclusi infarti e ictus.
Il Consiglio Superiore di Sanità italiano ha recentemente aggiornato le linee guida, suggerendo un monitoraggio regolare dei livelli di vitamina D nei pazienti a rischio e una supplementazione mirata, soprattutto in chi ha già avuto un evento coronarico. Questo approccio integrato mira a ottimizzare la terapia farmacologica tradizionale, come quella con statine e antipiastrinici, migliorando così la gestione globale del rischio cardiovascolare.

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La vitamina D può essere assunta attraverso l’esposizione solare, che stimola la sintesi cutanea, e con l’alimentazione, privilegiando cibi come pesce grasso, uova e alcuni latticini fortificati. Tuttavia, per molte persone, soprattutto negli ambienti urbani o in regioni con limitata luce solare, l’integrazione tramite supplementi diventa essenziale.
È fondamentale consultare un medico prima di iniziare qualsiasi integrazione, per evitare eccessi che potrebbero causare ipercalcemia o altre complicazioni. La valutazione dei livelli ematici di 25-idrossivitamina D è il metodo più affidabile per stabilire la necessità e il dosaggio dell’integrazione.
Le ricerche più recenti sottolineano inoltre che la vitamina D funziona meglio in sinergia con uno stile di vita sano, comprendente una dieta equilibrata, attività fisica regolare e il controllo di fattori di rischio come l’ipertensione, il diabete e il fumo.
Con queste evidenze aggiornate, si conferma come un prezioso alleato nella lotta contro le malattie cardiovascolari, in particolare per chi ha già subito un attacco cardiaco, offrendo una strategia aggiuntiva per migliorare la qualità e la durata della vita.

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