Decisamente è un momento delicato per il caso Emanuela Orlandi, la 15enne figlia di un funzionario vaticano che venne rapita il 22 giugno del 1983 e di cui non si è saputo più nulla. Il sequestro, che fino a poco tempo fa non aveva indagati, né una chiara matrice, e che restava avvolto in un confuso mistero fatto di piste internazionali e criminalità locale (leggi: coinvolgimento della banda della Magliana), è ora ad una svolta grazie alla confessione del super testimone Marco Fassoni Accetti (57 anni, fotografo e regista indipendente) che si è autoaccusato di essere stato uno degli organizzatori del rapimento e di aver inoltre svolto il ruolo di telefonista.

Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo il pm Simona Maisto, che hanno riaperto il caso, hanno voluto vedere chiaro (soprattutto verificare i riscontri) del racconto del superteste, e per questo motivo è stato aperto un fascicolo di indagine a suo carico. Soltanto un mese fa Fassoni Accetti aveva “fatto trovare” il flauto che era appartenuto ad Emanuela, e che ora verrà sottoposto ad analisi tecniche.

Come anche noi avevamo riferito, il regista aveva poi reso una testimonianza spontanea (seppur con un ritardo di 30 anni) in cui aveva raccontato molti particolari inediti legati sia al sequestro di Emanuela Orlandi che di Mirella Gregori, organizzati da una sorta di “nucleo di controspionaggio” legato ad ambienti vaticani in un contesto internazionale da piena “guerra fredda” all’indomani del fallito attentato a papa Giovanni Paolo II. Il reato per cui Fassoni Accetti è stato formalmente iscritto nel registro degli indagati è quello di “concorso in sequestro di persona aggravato dalla morte dell’ostaggio e dalla minore età”.

Gli inquirenti vogliono verificare alcuni elementi emersi durante le diverse deposizioni (sei, per il momento), del superteste e per i quali è ancora possibile trovare riscontri. Per la precisione il primo luogo dove sarebbe stata tenuta nascosta Emanuela subito dopo il rapimento, ovvero Villa Lante, una casa religiosa ai piedi del Gianicolo, alcuni codici telefonici criptati usati dai telefonisti della banda durante il sequestro, e la pubblicazione (ai tempi), sui giornali di una lettera di Alì Agca (il killer incaricato di sparare a Giovanni Paolo II) in cui il “lupo grigio” chiedeva “risposte dal Vaticano”. Insomma, Marco Fassoni Accetti ha tanto da spiegare e da chiarire, ma la domanda principale, quella in in ciascuno di noi sorge spontanea è sempre la stessa da 30 anni: che fine ha fatto Emanuela?

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ultimo aggiornamento: 06-05-2013