Con l’aumento esponenziale dell’obesità infantile e della cattiva alimentazione, a base di cibo-spazzatura e prodotti confezionati, è diventato cruciale, anche a livello scolastico, cominciare a mettere a punto programmi di educazione alimentare destinati ai bambini.

Infatti se è vero che è nelle famiglie che il bambino apprende i primi rudimenti in fatto di cibo e soprattutto acquisisce le proprie abitudini alimentari plasmandole sull’esempio dei genitori, è altrettanto vero che la scuola può “correggere” un orientamento sbagliato.

Purtroppo, infatti, anche gli adulti non sempre posseggono le nozioni basilari della corretta alimentazione, non conoscono la piramide alimentare e i benefici che una dieta sana ed equilibrata apporta sulla salute generale. Tante sono le malattie collegate con una nutrizione non adeguata e con il sovrappeso, dal diabete all’ipertensione (e patologie coronariche associate), fino ai tumori. Ecco perché, considerando sempre vero il detto che prevenire è meglio che curare, nelle scuole – sia gli asili che le primarie – si è cominciato ad inserire nei programmi ministeriali anche l’educazione alimentare.

Iniziative come “frutta nella scuole“, poi, ha ulteriormente aiutato a porre l’accento su quanto sia più salutare scegliere per una merenda o per uno spuntino spezza fame un buon frutto fresco e di stagione al posto delle solite merendine confezionate piene di grassi saturi e di zuccheri aggiunti, per non parlare delle bibite edulcorate, gassate e colorate artificialmente che ai piccoli piacciono tanto e che sono tra le prime cause della generale tendenza al sovrappeso in età infantile.

Imparare il valore del cibo a scuola, proprio come fosse una qualunque altra materia di insegnamento come la storia o la matematica, può fornire già una valida indicazione su quanto l’argomento “nutrizione” sia importante. Conoscendo i principi nutritivi degli alimenti che servono a ciascuno di noi per vivere bene e in salute – carboidrati, grassi, proteine, vitamine, minerali e fibre – dove si trovano, e in quali quantità vanno assunti giornalmente a seconda delle diverse esigenze e dell’età, aiuta il bambino a prendere coscienza di tutto ciò che mangia.

Inoltre, le gite che ormai tutte le scuole stanno effettuando periodicamente presso le fattorie didattiche e le aziende alimentari, consente ai piccoli di vedere con i propri occhi le materie prime che finiscono nei loro pancini, ben cucinate dalle mamme e nelle mense scolastiche. Insomma, imparare come si fa il formaggio, come si coltivano le patate o vedere il ciclo produttivo che dalla spiga di grano porta alla pasta, ha per loro un valore enorme. La speranza è che sempre più istituti permettano agli educatori alimentari e ai nutrizionisti di fare “lezioni speciali” sul cibo, magari interattive, che guidino i bambini verso una consapevole cura della propria alimentazione che durerà per tutta la vita.

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ultimo aggiornamento: 18-06-2013