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La gastroscopia fa male? Ecco quando farla e come funziona

La gastroscopia è un esame endoscopico invasivo necessario per la diagnosi di patologie a carico del tubo digerente. Vediamo come funziona, e soprattutto quali disagi comporta

Quando si soffre di stomaco in modo ricorrente, il medico può prescrivere una gastroscopia, esame endoscopico utile per la diagnosi di patologie a carico del tubo digerente: esofago, stomaco e duodeno.

In caso di sospetta gastrite, di reflusso o di ulcera allo stomaco o al duodeno, infatti, il gastroenterologo deve accertarsi “de visu” delle condizioni delle mucose di questi organi della digestione anche per individuare l’eventuale natura dell’infiammazione.

Infatti una malattia come la gastrite può essere causata sia dall’azione di un batterio (l’Helicobacter Pylori), che da semplice stress. Con la gastroscopia andiamo a dare un’occhiata all’interno del nostro stomaco per accertarci delle sue reali condizioni di salute, quindi si tratta di un esame necessario. Peccato che sia davvero uno tra i più antipatici e temuti. Infatti si tratta di un esame invasivo, che prevede l’introduzione, a partire dalla bocca, di un sondino che alla sua estremità è dotato di telecamerina che proietta in diretta le immagini delle nostre mucose su uno schermo. Logicamente anche solo l’idea di ingoiare un tubicino, per quanto sottile, e farlo calare fino allo stomaco non è proprio confortante. Come si svolge la gastroscopia?

L’esame in sé dura poco, circa 15-20 minuti, ma viene preceduto da una preparazione e sedazione lieve. Innanzi tutto al paziente viene spruzzato uno spray calmante che “addormenta” la gola, in modo che l’introduzione del sondino non crei troppo disagio, e anche per limitare la reazione naturale dei conati. Al paziente viene anche somministrata per via endovenosa una sedazione leggera che consenta di rilassare la muscolatura addominale. Naturalmente questo tipo di calmanti non sono tali da evitare del tutto di percepire la sensazione da “corpo estraneo” provocata dal tubicino, però diciamo che rende il tutto meno sgradevole di quanto sarebbe “a crudo”.

Soprattutto è importante evitare che il paziente venga colto dal vomito, perché questo comprometterebbe l’esito dell’esame. Per tal motivo si consiglia di effettuare la gastroscopia a digiuno completo il giorno dell’esame, e anche la notte prima si consiglia una cena molto leggera. Una volta che il paziente sia stato opportunamente sedato, viene fato sdraiare di fianco e l’esame può cominciare. La parte più fastidiosa è l’introduzione del sondino in gola, una volta che, però, questo giunga nello stomaco, diventa più tollerabile, e, anzi, non si sente più nulla. Può essere utile respirare con il naso profondamente e cercare di rilassarsi, per quanto possibile. Di buono c’è che, come anticipato, la gastroscopia dura davvero poco, quindi tutto sommato si può sopportare.

Foto| via Pinterest



Bruna Marini Bruna Marini
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