È passato meno di un mese dall’annuncio rivelazione su Mattino 5 del divorzio di Raoul Bova e Chiara Giordano. Una notizia che ha lasciato tutti di stucco in quanto la coppia vantava 13 lunghi anni di matrimonio sigillati dalla nascita di due bellissimi bambini, Alessandro e Francesco. Eppure, come spesso accade, anche le storie più navigate e sperimentate finiscono, lasciando l’amaro in bocca ai protagonisti, ma portando anche a conseguenze odiose per tutti i membri della famiglia che si frantuma.

In questo caso parliamo di una coppia vip, quindi continuamente sottoposta alla gogna mediatica. Quello che non sta bene a Raoul Bova, tuttavia, non è l’accanimento fisiologico della stampa a proposito delle reali o presunte ragioni del divorzio, bensì il conseguente chiacchiericcio da parte delle persone che sta ledendo l’emotività dei due bambini. Bova e la Giordano sono sempre stati una coppia molto riservata, ma adesso Raul, per proteggere i suoi figli, ha deciso di rompere il silenzio e rilasciare un’accorata intervista su Vanity Fair in edicola il prossimo 16 ottobre domani.

L’attore, dalle pagine del noto magazine, dice:

Se io sono un personaggio pubblico e conosco le regole del gioco, i miei figli non hanno fatto nulla per meritarsi questo trattamento… L’assedio dei fotografi li spaventa… Poi c’è la scuola: i compagni a casa hanno genitori che leggono, ascoltano, e a tavola commentano queste cose, e i figli le sentono, e tornando a scuola le ripetono, con la cattiveria che possono avere i bambini: tuo padre sta male, tuo padre è un ladro, tuo padre divorzia, tuo padre è gay… Se mi vedo costretto a parlare, è per proteggere loro.

In effetti nel dorato mondo delle celebrities è ammesso e preventivato un certo tipo di stalking da scoop. Questo però non giustifica i media a mettere sotto assedio stretto anche le persone vicine ai vip in questione e in particolare i più piccoli che, come lo stesso Bova dice, possono essere spaventati e confusi da questo baillamme mediatico. In California, per evitare che fotografi e giornalisti possano nuocere alla tranquillità dei figli delle star, è stata approvata una legge anti-paparazzi che dovrà garantire un certo margine di privacy ai più piccoli.

In Italia siamo ancora lontani da questi risultati e in fondo forse non è proprio il primo nodo da sciogliere. La questione più scottante è infatti quella della scarsa educazione, sia dei giornalisti di gossip che spesso esasperano la realtà per vendere di più, sia di noi utenti finali che mastichiamo news e sputiamo veleno anche dinanzi ai bambini. I piccoli di casa non hanno filtri, hanno una scarsa conoscenza di certe questioni e non avendo la capacità di metabolizzare certe informazioni, si limitano a ripetere ciò che sentono.

Ai figli di Raoul è toccato sentire dalle bocche dei lori compagni che il padre era un ladro e che stava divorziando perché gay. È ovvio che queste frecciate non aiutano la psiche di due bimbi a reagire con serenità alla separazione dei genitori ma, anzi, sono colpi che li terrorizzano e li turbano. Fra Bova e la Giordano, fortunatamente, ci sono rapporti civili e buone intenzioni per rendere un divorzio, giudicato “inevitabile” dalla coppia, soft per tutti:

Chiara e io nel tempo siamo molto cambiati. Il cambiamento a volte unisce e a volte no. Noi due, purtroppo, non ci siamo più capiti… Allora è iniziato un periodo molto lungo – quasi tre anni ormai – in cui ci siamo parlati, ci siamo confrontati. Abbiamo provato in tutti i modi a risolverli, quei problemi, ma purtroppo non è bastato… E alla fine abbiamo deciso di comune accordo, con grandissimo dolore e con grandissima civiltà, di prendere strade diverse. Lo abbiamo fatto perché crediamo troppo al valore della famiglia per tenerla in piedi a qualunque costo, come facciata, senza onestà. È un atto non dico di amore, ma di rispetto per l’amore che c’è stato tra di noi.

E riguardo alle voci sulla sua presunta omosessualità Bova dice:

Lo dico apertamente, mi piacciono le donne. Se fossi omosessuale, credo che non avrei nessun problema a riconoscerlo. O forse non lo direi: perchè questo obbligo di dichirarsi, di giustificarsi? Nessuno va in giro a dire: piacere, sono etero. Più di metà dei miei amici sono gay. Persone con cui sono cresciuto e andato a scuola, con cui lavoro. È per loro, soprattutto, che mi fa ribrezzo questo modo razzista e retrogrado di usare l’etichetta di omosessuale come una macchia inconfessabile, come una peste.

Come dargli torto?!

Via | Vanity Fair

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ultimo aggiornamento: 08-10-2013