Le mutilazioni genitali femminili sono all’ordine del giorno in tantissimi Paesi: secondo stime attendibili si contano a circa 86 milioni di ragazze in tutto il mondo a rischio entro il 2030 e in circa mezzo secolo sono state 125 milione le donne mutilate in 30 Paesi africani e del Medio Oriente. Più i numeri sono elevati, più è importante sensibilizzare la società su questo problema e lottare in difesa delle donne. Lo sanno bene l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e l’Unicef.

In un articolo, scritto Babatunde Osotimehin, Sottosegretario generale dell’Onu e Direttore esecutivo del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, UNFPA, emerge però un’ottima notizia: si possono sconfiggere le mutilazioni genitali in una generazione. Gli ultimi dati raccolto dal programma congiunto Unfpa-Unicef si evince un cambio di tendenza: dal 2012 1.775 comunità africane hanno dichiarato pubblicamente di voler porre fine a questa violenza.

Come lavora il programma? Prima di tutto si parla di cambiamento sociale, che in assoluto è la trasformazione più complicata. Gli organizzatori si sono rivolti ai leader religiosi, alle donne e alle comunità spiegando gli effetti delle mutilazioni generali e poi hanno aiutato il rafforzamento del strutture legali e politiche. C’è ancora molto da fare, ma un primo passo è stato ben accolto. Oggi parte a Roma la Conferenza internazionale sulle mutilazioni genitali femminili, organizzata da Unfpa, Unicef e Ministero degli Affari Esteri italiano. Sarà questo il tavolo di confronto durante cui elaborare nuove strategie per aiutare le donne.

Via | Corriere

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ultimo aggiornamento: 22-10-2013