Le quote rosa sono sempre un tema delicato in Italia e le classifiche internazionali mettono in luce quello che le donne italiane sanno da sempre, ovvero che lo spazio per le signore nei ruoli di potere è sempre poco. Un esempio? Il nostro Paese è in 31esima posizione (su 170 Stati) per la quota femminile in Parlamento, con una rappresentanza del 7 percento alla Camera e di quasi il 9 percento al Senato nel 2013.

In testa alle classifiche internazionali c’è il Ruanda, che vanta il 63 percento di quote rose. Lo Stato africano è davanti a Andorra, Cuba, Svezia e Sud-Africa. Considerate che la media nel Continente di donne in parlamento è del 22,6 percento e supera quella asiatica, ferma al 18,4 percento, quella dei Paesi che si affacciano sul Pacifico (16,2 percento). L’Europa ha invece una media superiore, del 24,6 percento.

Il 2013 è stato un anno importante per le quote rosa, perché la partecipazione femminile nei parlamenti nazionali ha raggiunto cifre da record. E’ aumentata dell’1,5 percento raggiungendo il 21,8 percento. Secondo le stime dell’Unione Interparlamentare (Uip), tra circa 20 anni nel settore della politica si potrebbe arrivare alla parità uomo-donna. Il Governo Renzi, che però porta già come anno di nascita il 2014, da questo punto di vista è un buon esempio: il presidente del consiglio ha suddiviso le cariche equamente tra ministri donne uomini.

Questa impennata di donne in Parlamento si deve soprattutto all’Arabia Saudita, che per la prima volta nella sua storia, ha eletto 30 donne nel Consiglio consultivo nel gennaio 2013, e alla Giordania, che invece è arrivata a quota 18.

Via | Il Fatto Quotidiano

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ultimo aggiornamento: 06-03-2014