Perdere il lavoro perché si è donna e si desidera una famiglia, perdere il lavoro perché si è incinta. Nel 2014 succede anche questo, forse è più corretto dire: succede ancora anche questo. Lo dimostra la storia raccontata da Cristina Liguori sul suo blog. Un’amica giornalista incinta sta lottando per non rinunciare alle sue ambizioni di carriera, perché in un ambiente prevalentemente maschile, una donna non sono deve sempre sopportare le risatine ironiche e le battute estetiche, ma viene anche discriminata se resta incinta.

Marzia Di Gioia, nome di fantasia, è sposata e per amore si è dovuta trasferire da Napoli a Roma:

Rinunciai al mio amato lavoro nella mia amata e complicata terra. Via da Napoli, addio al giornale, alla tv, ad uffici stampa, addio a colleghi e amici con i quali ho fatto un pezzo di strada, la peggior strada, inciampando, cascando, ma sempre correndo. Dopotutto vado a Roma, non potrò che migliorare la mia posizione lavorativa.

Chi fa questo mestiere sa che il rapporto con il territorio è importante, ma Roma può essere una città di opportunità e la situazione può solo migliore. Peccato che una donna poco più che trentenne con una fede al dito è sinonimo di figli e maternità. La prima dimostrazione arriva a un colloquio di lavoro:

Mi ci presentai con la fede nunziale. Avrei dovuto dirigere tre riviste scientifiche, ognuna con una cadenza periodica diversa. Mi fu detto da un giovane editore: “Per la sua età e la sua esperienza pregressa, mi sembra tagliata per questa posizione”. Poi un attimo di gelo. I suoi occhi si posano sulla mia fede. “Vedo che è sposata, ha anche figli?”. “No”, io decisa. “Ma non mi fraintenda, noi non potremmo che essere felici se lei un giorno ci desse la notizia di essere in attesa”. Ricambiai uno sguardo a metà tra il serio e il faceto, con un pizzico di ingenua ammirazione mista ad una congenita diffidenza partenopea.

La diffidenza partenopea era ben riposta, perché qualche giorno dopo è arrivata una mail: sarà stata presa? Ovviamente no e non perché non all’altezza del ruolo. La frase con cui hanno liquidato Marzia recitava così: Ci spiace, abbiamo preferito un collega che non ha altre priorità che quella di lavorare.

È andata ancor peggio il giorno che è rimasta incinta: il lavoro lo aveva trovato e ovviamente la paura di perderlo è stata immediata. Il licenziamento, infatti, è arrivato subito:

Non mi fraintendere non riesco più a pagarti i contributi. La verità è che l’Italia non aiuta le piccole imprese editoriali. Lo avrei fatto comunque. Ma stai serena. Torna a casa, fai la mamma e quando sarai pronta a rientrare, ne riparleremo. Per te una porta sarà sempre aperta.

Via | Cristina Liguori

Foto | Pinterest

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ultimo aggiornamento: 26-03-2014