Ci sono voluti un anno e mezzo di botte e maltrattamenti, è dovuta finire in ospedale per 15 volte prima che una donna milanese di 48 anni trovasse la forza ed il coraggio per chiamare la polizia e denunciare il suo carnefice. Il carnefice in questione è il convivente della donna, un uomo di 42 anni con cui conviveva dal 2012 in un appartamento a Rho nell’hinterland milanese.

La violenza fisica nei casi come questo diventa ben poca cosa rispetto a quella psicologica, la paura e la pressione domestica annientano del tutto l’autostima e la forza per reagire e ci si ritrova in trappola, dentro e fuori da noi stessi. Questa donna è finita in ospedale per ben 15 volte negli ultimi 18 mesi riportando ferite sempre più gravi, da calci, pugni e ginocchiate si è passati a morsi e ferite provocate da oggetti contundenti come un telecomando o un ombrello, per poi arrivare alle fratture: il setto nasale nel febbraio del 2013 e l’anca a giugno dello stesso anno. L’ultima esclation di violenza domestica è culminata con calci sulla mandibola e ginocchiate sul petto che hanno costretto la donna a chiedere aiuto alla polizia.

Il compagno Massimiliano Enrico Pedrazzini, un disoccupato di 42 anni, è stato già arrestato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate e continuate. Quello che lascia sgomenti è che nonostante tutto la donna, probabilmente vinta dai rimorsi per averlo denunciato, continuava a minimizzare e a difenderlo, sostenendo di essere innamorata e che lui la picchiava perché “istigato da altre persone”.

La violenza psicologica è molto difficile da debellare, si entra in una spirale di giustificazioni, scuse, seconde possibilità e alibi in cui le vittime diventano le carnefici di se stesse. Speriamo che con il tempo, ed il giusto supporto psicologico, la donna riesca a guarire sia dentro che fuori.

Fonte | repubblica

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ultimo aggiornamento: 26-03-2014