Con i tempi che cambiano, non ci stancheremo mai di ripeterlo, cambiano anche gli assetti della coppia e di conseguenza anche le scelte che la coppia stessa fa. Ad esempio ci si sposa sempre più tardi, si fanno figli in età più avanzata e così si arriva alla costruzione della famiglia in modo differente rispetto al passato. In questa era di modifiche, molte delle quali consequenziali al mutamento della società e del mondo del lavoro, che dilatano i tempi per arrivare alla classica formazione del nido, c’è una soluzione sperimentata sempre da più persone: la convivenza.

E qui occorre subito fare un dovuto distinguo sulle ragioni che portano a questo tipo di scelta, due su tutte. In primis, c’è la classica motivazione su citata: condizioni non ancora favorevoli per sposarsi e mettere su famiglia, ma comunque voglia di far crescere la coppia. E poi c’è la seconda ragione, quella che di fatto alimenta più discussioni: convivenza come banco di prova prima del matrimonio.

Spesso e volentieri chi opta per questa strada cerca di fare tutto per gradi, un po’ come iniziare a bagnarsi i piedi, poi le gambe e la pancia nel mare prima di tuffarsi del tutto. Questa strategia rappresenta un porto sicuro perché permette di sperimentarsi meglio e di trovare il giusto affiatamento. E qualora ciò non avvenisse sarebbe il modo più semplice per tornare sui propri passi senza le antipatiche conseguenze legali di separazione e divorzio. Il tutto detto in parole povere.

I detrattori di questo tipo di scelta si appigliano al fatto che è un po’ come mettere una rete di protezione quando non si è del tutto certi dei propri sentimenti. Per la serie: se davvero si fosse sicuri al 100% del proprio amore non sarebbero necessarie prove generali, ma si andrebbe in scena con la certezza che è buona la prima. Atra categoria di denigratori poi è quella degli attenti ai precetti religiosi, che mai e poi mai potrebbero ammettere una convivenza fuori dal matrimonio.

In verità, chi sceglie di imboccare questa strada è spesso la coppia che ha valutato attentamente la propria situazione personale e per varie ragioni ha scelto di iniziare una vita insieme senza convolare a giuste nozze. L’esempio classico è quello della relazione in cui uno dei due o entrambi hanno già un matrimonio finito alle spalle. In questi casi, specie se ci sono anche figli di mezzo, si procede saggiamente con le dovute cautele e senza affrettare i tempi.

Oppure semplicemente si sceglie di convivere quando si è ancora molto giovani e/o professionalmente non inseriti nel mondo del lavoro. In fondo un affitto diviso in due è assai più fattibile rispetto ad un mutuo per una casa da acquistare, ristrutturare ed arredare. E sicuramente scegliere di affrontare gradualmente le sfide del futuro insieme è un bel modo per dimostrare quanto importante sia il rapporto. Alla faccia di qualunque rete di protezione.

Poi ovviamente, fra tanti giudizi positivi sulla convivenza, bisogna anche ammettere che ci sono dei casi in cui potrebbe non essere proprio la soluzione migliore. Ad esempio quando la storia è squilibrata e i desideri di uno sono diversi rispetto a quelli dell’altro. Chi spinge per convivere potrebbe farlo per affrettare decisioni più impegnative che l’altra persona ancora non si sente di affrontare.

Bisogna ricordare che in una coppia le scelte si prendono in due e chi resta indietro ha il diritto di essere atteso, sempre a patto ovviamente che l’indecisione non verta sulla relazione in se più che sulla maggiore o minore velocità dei passi da fare. Comunicare con l’altro è essenziale per arrivare a una base comune e se davvero sono rose, stiamo pur certi che fioriranno.

Magari in quel delizioso giardino della casa dei nostri sogni con il nostro innamorato compagno di vita.

Foto | da Flickr di nanny snowflake

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ultimo aggiornamento: 27-03-2014