I diritti delle donne in India sono spesso ignorati. Questo Paese è spesso protagonista della cronaca internazionale per stupri, violenza sulle donne e femminicidio. Solo negli ultimi giorni si contano una 44enne trovata impiccata con un sari a un albero di guava nello Stato dell’Uttar Pradesh. La sua famiglia sostiene sia stata violentata e uccisa da un gruppo di uomini.
Nel distretto di Badaun sono state trovate impiccate a un albero di mango due cuginette di 14 e 15 anni, violentate e poi uccise, mentre alla periferia di un villaggio del distretto di Moradabad, la ragazza impiccata dopo lo stupro aveva solo 16 anni. E poi la drammatica storia di una donna che ha accusato, con gran coraggio, un commissario di polizia di averla stuprata nel commissariato, davanti a tre subordinati che non hanno mosso un dito.
Le donne non valgono niente. In India esiste l’aborto di genere: le coppie decidono di abortire se sanno di attendere una femmina, perché non solo non produce ricchezza ma è un costo. La bambina va sposata e le deve essere garantita una dote. Il diritto all’uguaglianza e la parità di trattamento fra i sessi sono solo slogan: molte giovani ragazze stanno tentando di ribellarsi, ma la cultura per certi versi medioevale non è facile da scalfire. E la povertà non aiuta (Il 77% degli indiani vive con meno di un dollaro al giorno).
Per avere un’idea più concreta del fenomeno ci vogliono dei numeri: quasi la metà delle donne indiane è analfabeta. Nove donne su 10 durante la gravidanza sono malnutrite, pochissime nelle zone rurali sanno cosa sia l’Aids e 136mila donne l’anno muoiono di parto o di gestazione.
Via | ActionAid
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