Trattare le condizioni delle donne islamiche e i loro diritti è un tema difficile, anche perché non esiste uno status unico, ma cambia da Paese a Paese. Sono in molti però a credere che sia praticamente impossibile utilizzare il termine diritti, perché le donne islamiche ne sono praticamente prive. Non possono partecipare alla vita politica, hanno pochissima libertà di espressione, non hanno possibilità di fare carriera e sono totalmente vincolate al volere del marito, che possiede loro e i loro figli.

In molti paesi, inoltre, sono obbligate a coprire il loro corpo completamente, lasciando fuori solo gli occhi e a volte neanche quelli. E poi esistono pratiche barbariche, contro cui molte organizzazioni umanitarie stanno combattendo, come l’infibulazione. Non hanno pari diritto di eredità, le loro testimonianze valgono meno: il maschio è sempre il prediletto di Allah.

Nella premessa, abbiamo detto che è assai difficile parlare delle condizioni, perché quello che per noi Occidentali è spesso incomprensibile in alcuni Paesi mediorientali fa parte della cultura: non sempre, infatti, le donne vivono certe situazioni come un problema o una restrizione alla propria libertà personale. Nel Corano si possono leggere le seguenti parole:

Gli uomini sono preposti alle donne perché Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perché essi donano dei loro beni per mantenerle.

Come si può interpretare queste parole? La donna è vincolata al volere del marito o del padre, finché vive in casa. Non è tutto, perché nella stessa casa possono vivere anche più mogli. La poligamia è prevista dal Corano (il matrimonio non è un sacramento, ma un contratto) e l’uomo può anche ripudiarle. E devono preservare il loro corpo, solo, per il marito:

E dì alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti.

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ultimo aggiornamento: 20-06-2014