La discriminazione femminile nel mondo è una realtà presente in quasi tutti i Paesi. Ha forme diverse, in alcune zone è subdola e agisce in punta di piedi, in altre, invece, è palese e drammaticamente violenta. In Oriente si lotta per avere gli stessi diritti, per avere accesso a un’educazione e poter ricoprire ruoli importanti a livello sociale come in famiglia. La situazione in Medio Oriente è nota: le donne spesso sono trattate come merce, dipendono totalmente dal marito, anzi sono di proprietà del marito, costrette in alcune realtà a sposarsi da bambine e non certo per amore.

Se parliamo di discriminazione femminile in Italia, il dato più evidente è stata la bocciatura delle quote rosa. È vero, l’idea di essere protette come una categoria debole o un animale in via di estinzione è quasi mortificante, ma finchè non si supereranno alcuni stereotipi, per dimostrare quanto sono brave e preparare le donne, le quote rose sono necessarie. La piaga però più dolorosa è quella che riguarda il femminicidio: quasi tutti i giorni una donna muore per mano di un uomo. Non è però una persona sconosciuta, un manico incontrato in una strada buia. È spesso il marito, l’ex partner, il padre o lo zio. Sono loro che agiscono con crudeltà perché si sentono rifiutati, perché temono l’abbandono, perché non sopportano la parità di alcuni ruoli.

Senza però pensare a situazioni drammatiche come quelle legate alla violenza sulle donne, pensiamo alle possibilità lavorative: in molte aree del mondo le donne non hanno accesso al lavoro o se vengono assunte, per loro sono riservati i lavori più umili e mortificanti. Nei Paesi sviluppati, invece, non riescono a raggiungere posizioni di prestigio o di potere e quando ottengono i dovuti riconoscimenti, in busta paga hanno stipendi inferiori rispetto ai colleghi maschi di pari livello. Non sono luoghi comuni, ma è il Mondo che stiamo lasciando in eredità alle nostre figlie.

Riproduzione riservata © 2024 - PB

ultimo aggiornamento: 26-06-2014