Le storie stalking e di violenza sulle donne sono all’ordine del giorno e la cosa che fa più male è l’assuefazione della notizia: si arriva a un punto che davanti all’ennesimo marito lasciato che tormenta la compagna o al fidanzato violento non ci si scandalizza più. Si parla ancora poco di stalker donne. Esistono, sono in aumento e possono essere moleste proprio come un uomo.
È in carcere Isabella Rivetti, una donna di 31 anni che da anni perseguita la sua vittima. A metà degli anni 90 lo ha denunciato per violenza sessuale: l’uomo è riuscito a dimostrare la sua innocenza, il danno d’immagine c’è stato, un danno che ha ferito lui e la sua famiglia. Superato questo momento Isabella Rivetti ha cercato di avvicinarsi al commerciante di Catel Morrone, fino alla denuncia di stalking. Ha sempre sostenuto di avere una passione senza freni.
Perso il controllo, si è recata a casa della vittima con un coltello, urlando alla strage. Ora si trova finalmente nel carcere di Pozzuoli e probabilmente dovrà essere inserita in percorso riabilitativo. Storie così sono abbastanza comuni, ma fanno meno notizia. E se è davvero inaccettabile pensare a un uomo che usa violenza fisica e sessuale su una donna, diventa ancor più strano pensare che anche le donne possono essere i carnefici.
Sempre più spesso si utilizza il proprio corpo come arma di seduzione a fini commerciali: avanzamenti di carriera, estorsione e truffe di diverso genere. Il problema è il rispetto. Dovremmo cercare di volerci più bene, di non sentirci inferiori e di conquistarci un posto nel mondo con la nostra professionalità e intelligenza. Accettare di essere un oggetto o trasformarsi in oggetto per ottenere ciò che desideriamo non è la strada giusta e non è neanche d’esempio per le nuove generazioni. La storia di Isabella Rivetti, invece, è solo una brutta parentesi, probabilmente di una persona malata.
Foto | Pinterest
Riproduzione riservata © 2024 - PB