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Arte e cultura

#WomanAgainstFeminism: Il femminismo è davvero morto?

#WomanAgainstFeminism è il nuovo hashtag che sta raccogliendo un mare di adesioni. Tante ragazze pronte a dire no al femminismo, e a farlo dando le loro motivazioni. Noi, però, proviamo a ribaltare la questione…

Sta diventando il classico fenomeno virale associato ad un hastag (in questo caso il social è tumbrl) – #WomanAgainstFeminism, cui si unisce #WhyIDontNeedFeminism – che ci porta a domandarci quanto, di queste semplici frasi, si comprenda il pieno significato.

Donne contro il femminismo” è nato grazie ai social network, sta raccogliendo tantissime adesioni, e ciascuna giovane donna che decide di testimoniare la propria avversione al femminismo lo fa con argomentazioni proprie. Alcune anche ragionevoli.

Vogliamo citarne qualcuna? Ecco una manciata di messaggi scritti di proprio pugno, fotografati e postati:

  • Non ho bisogno del femminismo perché amo essere donna. Tanto
  • Non ho bisogno del femminismo ma di un uomo che mi rispetti
  • Non ho bisogno del femminismo perché rifiuta la femminilità ma cerca di “femminilizzare” gli uomini, e pretende uguaglianza ma chiede un trattamento speciale
  • Non ho bisogno del femminismo perché voglio che i miei ragazzi crescano sapendo cos’è la vera parità
  • Non ho bisogno del femminismo perché ritengo fermamente che le donne debbano cercare di comprendere gli uomini proprio come gli uomini devono cercare di comprendere le donne
  • Non ho bisogno del femminismo perché non sono una vittima

E via discorrendo. C’è qualcosa che stride fortemente in questi messaggi un po’ ingenui resi pubblici da tante giovani e giovanissime donne così fiere di esserlo. Ricordate la celeberrima frase di Voltaire: “Non sono d’accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee”?

Rappresenta il “cuore” ideologico della Rivoluzione francese, quella che sta dietro ad ogni giusta rivendicazione di libertà (di pensiero, di parola soprattutto), che è alla base delle moderne democrazie. Ebbene, forse questo è il punto. Il femminismo nacque da una constatazione reale – quella della discriminazione del genere femminile sotto ogni aspetto della vita pubblica e privata – che poneva le donne ai margini della società.

Esse non potevano accedere agli studi, non potevano esprimere il proprio voto in politica, non potevano prendere decisioni che le riguardassero, non potevano difendersi dagli abusi e dalle violenze, soprattutto in ambito familiare, il loro lavoro valeva meno di quello degli uomini o non veniva considerato affatto, erano giudicate con metri del tutto diversi rispetto a quelli usati per gli uomini, la loro esistenza si doveva svolgere entro binari precostituiti piuttosto angusti.

All’interno di questi, certo, molte donne sono state felici, ma si è sempre trattato di una felicità aleatoria, casuale. Ad un certo momento della Storia, alle donne questo non è bastato più. Volevano ampliare i propri orizzonti, volevano sentirsi padrone del proprio destino. Volevano avere più diritti, e non solo doveri. Volevano esprimersi ed essere rispettate.

Possono sembrare frasi da film un po’ retoriche, prese da qualche romanzo storico-sentimentale, e forse alle giovani di #WomanAgainstFeminism” queste polverose rivendicazioni dicono poco. Esse sono nate in una parte del mondo privilegiata, dove proprio grazie ai movimenti femministi e alle loro battaglie tutto quello che loro danno per scontato è già a loro disposizione fin dalla culla. Anzi, da prima che nascano.

Possono affermare tranquillamente che uomini e donne non devono essere contrapposti ma alleati e complici, perché questo è il vero segreto dell’armonia del mondo. Ma le femministe non odiavano gli uomini, le femministe volevano “solo” sentirsi “pari” (non uguali) a loro davanti alla legge e nella vita sociale, lavorativa e familiare. Volevano avere le stesse possibilità.

Care fanciulle contro il femminismo, se ora potete sperare di diventare medici, avvocati, piloti di aereo e soldatesse, o fare le casalinghe non disperate, pensate che non esiste, per molte di queste professioni, ancora la declinazione di genere femminile (naturalmente ci riferiamo alla lingua italiana). Questo non vi dice nulla? Siate grate al femminismo, e se potete superalo, è solo merito delle vecchie “streghe” che marcivano e bruciavano i reggiseni in piazza.

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Foto| via Facebook



Bruna Marini Bruna Marini
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