Anoressia e bulimia sono due gravi disturbi dell’alimentazione che colpiscono soprattutto soggetti femminili di giovane età. Il rischio di chi ne soffra è quello di mettere seriamente a repentaglio la propria salute e persino la vita, perché il rapporto distorto con il cibo, generato dallo scarso amore per se stesse, spinge le donne anoressiche o bulimiche a “punirsi” ogni giorno.
Si tratta di due disordini opposti ma complementari, catalogati, dal punto di vista clinico, come DCA (Disturbi del Comportamento alimentare), o DAP (Disturbi alimentari psicogeni). Sono invalidanti e pericolosi, e non è raro che una ragazza bulimica diventi poi anche anoressica. Vediamo le differenze tra questi due disturbi e quali possono essere le cause psicologiche scatenanti.
- Anoressia nervosa. Essa si caratterizza per il rifiuto ossessivo del cibo, che porta a dimagrimento e deperimento progressivo e, nei casi più gravi, irreversibile. Insorge più facilmente tra le ragazze molto giovani (13-18 anni), che sono il 90% del totale dei soggetti anoressici, e si distingue in due tipologie. Anoressia di tipo restrittivo, in cui il soggetto riduce progressivamente l’introito di cibo eliminando innanzitutto quello più calorico e saporito, talvolta limitandosi a masticare (assaporandoli) alcuni alimenti per poi sputarli (fenomeno del chewing and spitting, “mastica e sputa”). Anoressia (intesa come digiuno) accompagnata da abbuffate e condotte eliminatorie, più simile alla bulimia, in cui il soggetto, dopo periodi di astensione volontaria dal cibo, assume enormi quantità di alimenti calorici che poi elimina attraverso il vomito autoindotto e l’assunzione di diuretici o lassativi. La persona anoressica si vede sempre grassa, anche quando sia palesemente sottopeso, e accompagna il digiuno ad attività fisica intensa allo scopo di scolpire il corpo. Le donne anoressiche non hanno più il loro ciclo mestruale, hanno un peso di almeno 12-15 chili inferiore al normale, e il loro dimagrimento avviene in modo repentino
- La bulimia nervosa. Insorge ugualmente in età precoce ma può colpire anche donne più adulte (tra i 30 e i 40 anni, anche come episodi di “ritorno”) e si manifesta in modi meno evidenti dell’anoressia. La persona bulimica infatti alterna un’alimentazione normale ma controllata, ad episodi di abbuffate compulsive seguiti da comportamenti compensatori come il vomito autoindotto e l’assunzione di lassativi e diuretici. Il peso, in questi casi, può anche risultare normale, o quasi, e purtroppo gli effetti devastanti di questo disturbo – scompensi elettrolitici, carenze nutrizionali, infiammazioni del cavo orale e del tubo digerente, erosione dentale, irregolarità mestruali eccetera – si evidenziano solo alla lunga e in genere gli altri non se ne rendono conto. La bulimica non appare una donna diversa dalle altre nell’aspetto, non è magrissima e in compagnia degli altri mangia normalmente. Se, però, perde il controllo, allora corre ad eliminare l’introito calorico in eccesso procurandosi il vomito. La ragazza bulimica è una maniaca del controllo ed appare molto esigente con se stessa, è spesso una studentessa modello e manifesta grandi ambizioni anche a livello professionale. Il suo look e il make up sono sempre perfetti, curati fin nei minimi dettagli
Quali sono le cause che scatenano questi disturbi complessi di natura psicologica? Innanzi tutto una eccessiva importanza attribuita al peso e all’aspetto estetico, che diventano dei veri e propri “chiodi fissi”. La magrezza diventa sinonimo di bellezza e di perfezione, di autocontrollo (al contrario del mangiare, visto come atto istintivo e animalesco), di adeguatezza.
In molti casi le donne che scivolano nei disturbi del comportamento alimentare soffrono anche di dismorfismo, ovvero si vedono diverse da come sono in realtà, più grasse e meno attraenti, e la loro autostima è molto bassa. In qualche modo cercando di punirsi per non essere all’altezza di un immaginario e utopistico perfetto modello di donna, a cui tendono, un modello che in molti casi viene desunto dai media e assunto come prototipo di perfezione.
Le donne anoressiche e bulimiche hanno quindi un rapporto distorto con la realtà, non si amano e non si accettano, rendono la propria vita un inferno. Secondo alcuni studi scientifici ci sono alcuni squilibri elettrici del cervello, e una predisposizione genetica, all’origine di questi disturbi ma una cosa è certa: si può guarire.
Le terapie cognitivo-comportamentali proposte in molti ottimi Centri specializzati nel trattamento dei casi più severi di DCA possono davvero rivelarsi risolutive, a patto di iniziare i percorsi terapeutici in tempo. Scoprire i sintomi dell’anoressia e della bulimia nelle persona care che ci circondano non è facile, ma neppure impossibile, e in questi casi il rispetto della privacy non deve esistere. Prima si interviene, meglio sarà. Talvolta, significa letteralmente salvare la vita di una giovane donna.
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