Quasi un ventennio fa, esattamente il 15 settembre del 1995, le Nazioni Unite organizzavano la prima Conferenza mondiale sulla Donna, che si svolgeva a Pechino. Si trattava di una scommessa, vinta, si pensò, considerando le 500mila partecipanti da tutto il globo, tra cui donne politiche molto importanti, come Hillary Clinton e la premier pakistana Benazir Bhutto (deceduta, come ricorderete, in un grave attentato avvenuto nel 2007 durante un comizio), leader africane e donne della cultura e dello showbiz di grande levatura.
Di grande rilievo poi, fu l’intervento di Madre Teresa di Calcutta, che di lì a due anni si spense. Fu un evento, ripetuto altre tre volte, che ora, ad un ventennio di distanza, si ripropone proprio laddove tutto cominciò, a Pechino. In questo momento storico molto particolare, di grave crisi economica dei Paesi industrializzati, di guerre pseudo-religiose e di tensioni geopolitiche fortissime, il ruolo delle donne diventa sempre più cruciale.
E’ ancora lontana, lontanissima, quella agognata parità dei diritti a livello mondiale che era stata la grande speranza del 1995. Ma la scommessa non è stata persa, al contrario, anche se sottotraccia, la presenza e la pregnanza femminile ad ogni livello, incluso quello economico-politco, è certo maggiore che di 20 anni fa, e la lotta contro le discriminazioni di genere trova sempre più sponde e scuote sempre più coscienze ovunque.
Anche grazie ad iniziative come quella della Conferenza mondiale sulla Donna voluta dalle Nazioni Unite, che una nuova campagna cerca di rilanciare per creare aspettative e mobilitazione a livello universale in attesa dell’evento di Pechino 2015. Come spiega Lakshmi Puri, une delle organizzatrici:
Quello che vogliamo fare attraverso questa campagna è quello di riportare la questione della parità di genere tra le persone comuni, a cui appartiene. Vogliamo lanciare questa campagna con tutta l’energia e la mobilitazione che c’era già a Pechino 20 anni fa. Ecco perché abbiamo scelto come slogan: Picture it! (Immaginalo!). Vogliamo spingere le persone a visualizzare un mondo in cui le donne abbiano più potere
Si parla con ottimismo del futuro delle donne in questa campagna. Tutto ruota intorno alla tecnologia, un’arma potente a vantaggio della causa femminile. Con l’ausilio dei social media è molto più facile, economico e immediato veicolare un messaggio positivo e farlo diventare un fenomeno virale globale.
Anche i diritti delle donne, e l’idea, che diventa progetto dinamico portato avanti da tutti (ognuno nel suo piccolo), di creare una società in cui davvero sia praticata la parità di genere e le discriminazioni tra uomini e donne siano un lontano ricordo, possono diventare fenomeno virale, allegramente pervasivo. E’ la speranza della Nazioni Unite, ovvero di tutti noi, per un futuro possibile.
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Fonte| The daily beast
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