Mina Welby risponde duramente al Vaticano, che pochi giorni dopo la scelta di Brittany Maynard, gravemente malata, di togliersi la vita per poter morire con dignità, ha condannato il suo gesto. Dopo le parole di monsignor Carrasco de Paula, presidente della Pontificia Accademia per la Vita sul caso, la moglie di Piergiorgio Welby e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni interviene, definendo quelle parole ingiustificabili.
Mina Welby sottolinea che le parole del presidente della Pontificia Accademia per la Vita sono ingiustificabili:
Non ci sono motivi per delineare una situazione del genere. E’ il solito argomento del pendio scivoloso. Io invece dico che è pericoloso non rispettare le volontà delle persone, non rispettare il loro senso della vita, non rispettare la loro dignità.
Mina Welby parla da persona credente, che ha assistito fino all’ultimo suo marito Piergiorgio:
Sì, io sono credente: eppure ho assistito mio marito Piergiorgio, attraverso un percorso travagliato della mia coscienza, verso la dolce morte. L’ho curato dal primo istante in cui ha avuto bisogno di me e lo avrei fatto ancora per cent’anni. Ma, pur col cuore colmo di sofferenza, ho deciso di rispettare la sua volontà e lasciarlo andare. Non credo che Dio non porga un abbraccio a Piero o alla coraggiosa Brittany. Quello che monsignor Carrasco e come lui molti altri non comprendono è che il suicidio assistito o l’eutanasia non sono affatto in contrapposizione con le cure palliative e l’assistenza.
E poi aggiunge:
In Italia abbiamo bisogno di una legge: la nostra proposta giace dimenticata in Parlamento.
E non dimentica di ricordare alla politica che
non deve lasciarsi influenzare dalle ingerenze vaticane.
Via | Repubblica
(p.c.)
Il Vaticano condanna il suicidio assistito: “Non è morta con dignità”
4 novembre 2014
Brittany Maynard non ce l’ha fatta a mantenere il suo proposito di rimandare l’eutanasia, le sue condizioni di salute sono peggiorate improvvisamente e la giovane ha deciso di porre fine alle sue sofferenze proprio ieri. Il gesto è però stato condannato dal Vaticano.
Brittany Maynard non c’è più, ha scelto il suicidio assistito per sfuggire a una malattia terribile, un tumore al cervello terminale. Ha scelto di morire con dignità, senza accanimento terapeutico e con un briciolo di serenità. Questo almeno è quello che desiderava. A 24 ore dalla sua morte, è intervenuto all’Ansa il Vaticano, nella persona presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Carrasco de Paula, ovviamente contrariato dalla storia di Brittany:
Il suicidio assistito è un’assurdità perché la dignità è un’altra cosa che mettere fine alla propria vita. Non giudichiamo le persone ma il gesto in è sé da condannare.
La scelta di Brittany, ovviamente lontana dalla visione cattolica, è stata spiegata da Sean Crowley, un portavoce dell’associazione Compassione e Scelta, che lotta per il diritto all’eutanasia:
Brittany é morta, ma il suo amore per la vita e la natura, la sua passione e il suo spirito continuano a vivere.
(v.r)
Brittany Maynard è morta, ha scelto l’eutanasia dopo il peggioramento delle sue condizioni
A cura di P.P.
E’ morta serenamente, proprio come aveva deciso da tempo, Brittany Maynard, la 29enne malata di cancro al cervello (un glioblastoma al quarto stadio inoperabile), che tanto aveva fatto parlare di sé per aver reso pubblica la decisione di ricorrere all’eutanasia. Il calvario di questa giovane donna, insegnante di mestiere, sposata con Dan dal 2012, era cominciato la scorsa primavera, dopo l’infausta diagnosi di tumore cerebrale maligno che non le lasciava alcuna speranza di sopravvivenza.
Pertanto, Brittany aveva scelto di avvalersi della dolce morte, del suicido assistito, da praticare quando le sue condizioni di salute fossero state talmente precarie da renderle difficile continuare a vivere oltre. Il giorno fatidico è dunque arrivato per la ragazza, che pure, dopo aver annunciato ai Media (provocando peraltro un vespaio di polemiche), che si sarebbe uccisa il giorno 1° novembre, ovvero quello successivo al compleanno del marito, aveva anche dichiarato di voler rimandare la propria dipartita terrena.
Si sentiva ancora abbastanza bene, aveva affermato. Purtroppo, però, le condizioni di salute della giovane, che erano state accettabili finora, si sono improvvisamente aggravate. Come reso noto dall’associazione Compassion&Choices a cui Brittany si era rivolta dopo aver deciso di ricorrere all’eutanasia, la ragazza stava ormai molto male, soffriva di convulsioni lunghe e frequenti, di lancinanti mal di testa e manifestava sintomi simili all’ictus.
Prima, quindi, che la morte sopraggiungesse da sola, dopo sofferenze e sintomi sempre più atroci e incontrollabili, per lei e per i suoi cari, Brittany ha assunto il cocktail di farmaci mortale e si è spenta tra le braccia della sua famiglia e del marito, che non l’hanno mai lasciato sola neppure per un momento. Cala il sipario su una vicenda controversa che ci ha scombussolato e diviso, che tanti dubbi e tante domande di natura etica ha suscitato. Ora che Brittany è morta nei modi e nei tempi che aveva stabilito, anche noi possiamo apporre la parola fine, senza commentare oltre.
Brittany Maynard non morirà il 1° novembre, la 29enne malata terminale di cancro ha rimandato l’eutanasia
Pubblicato il 30/10/2014 da P.P.
Brittany Maynard non morirà sabato 1° novembre come aveva deciso e annunciato al mondo. La giovane donna malata terminale di cancro al cervello che aveva shockato i media americani (e di rimbalzo anche quelli di mezzo mondo) raccontando di aver scelto la data “giusta” per morire avvalendosi del diritto all’eutanasia, per il momento ha “sospeso” la propria sentenza capitale. Per Brittany non esistono, al momento, speranze di guarigione, ma la ragazza si sente ancora abbastanza bene e pertanto ha deciso di rimandare il proprio suicidio assistito, come ha riferito alla CNN:
Mi sento ancora abbastanza bene, provo ancora abbastanza gioia, mi diverto e rido ancora con la mia famiglia e i miei amici che adesso non mi sembra il momento giusto
La ragazza, però, ci tiene a sottolineare che non ha cambiato idea, ma solo procrastinato, a data da definirsi, il giorno della propria morte. Infatti, seppur non repentinamente come preventivato dai medici che le avevano dato sei mesi di vita al momento dell’infausta diagnosi (avvenuta da aprile), le condizioni di salute di Brittany, affetta da glioblastoma cerebrale al quarto stadio, peggiorano, e quando saranno davvero compromesse, allora sarà il momento giusto per dire addio alla vita. Non ci resta che chiosare, un po’cinicamente: to be continued…
Fonte |Corriere.it
La storia di Brittany Maynard, 29enne malata di cancro al cervello che ha deciso di uccidersi
A cura di Paola Perria
Brittany Maynard è la donna di cui in questi giorni i media statunitensi non riescono a smettere di occuparsi. Perché questa giovane di soli 29 anni, malata terminale di cancro al cervello, senza speranza alcuna di guarigione, ha scelto di porre fine alla propria esistenza prima che la terribile malattia che l’ha colpita decida al posto suo.
Brittany era, prima di diventare, suo malgrado, una paladina dell’eutanasia e della libertà di scelta, una semplice insegnante californiana, sposata da qualche anno con Dan, con una vita semplice, serena, piena di affetti (tra cui i due amatissimi cani), di amici, e di tante belle speranze, come quella di mettere su famiglia.
La rosea esistenza della giovane è però stata sconvolta dalla drammatica scoperta di essere affetta da un tumore maligno al cervello, un glioblastoma al quarto stadio, inoperabile, mortale senza possibilità di appello. Speranze di sopravvivenza dal momento della diagnosi (aprile 2014): appena sei mesi. Il tempo è trascorso, e nel frattempo Brittany non è rimasta con le mani in mano ad attendere passivamente la propria fine, e neppure a sottoporsi ad inutili quanto dolorose terapie per rallentare il progresso della neoplasia.
Brittany ha scelto di avvalersi dell’aiuto di un’associazione che combatte perché l’eutanasia diventi pratica consentita in tutti gli USA (attualmente lo è solo in 4 stati): “Compassion & Choices”, e di scegliere il giorno della propria dipartita terrena. La data individuata è ora giunta: sabato 1° novembre, il giorno dopo il compleanno del marito Dan, Brittany si ritirerà nella sua stanza e si addormenterà per sempre.
Salvo contrordini dell’ultim’ora. Eh sì, perché sono tante le voci, non solo delle associazioni “per la vita” religiose e non, ma anche quelle di altri malati terminali, che stanno disperatamente tentando di far cambiare idea a Brittany, che per poter attuare il suo proponimento di morte si è dovuta trasferire in Oregon (uno dei 4 Stati che accetta il suicidio assistito per ragioni mediche).
La decisione di Brittany non è, però definitiva, “Potrei anche andare avanti”, sostiene, e spiega: “E’ una mia scelta, sapere che ho la medicina in tasca mi dà serenità”. In buona sostanza, la questione che pone Brittany è abbastanza semplice nella sua tragicità: chi sa di dover comunque morire a breve, perché dovrebbe essere costretto ad spettare che la malattia lo privi di ogni forza, di ogni dignità, che lo devasti dal dolore?
Se la condanna è già stata stabilita, che almeno ci venga lasciata l’ultimo colpo in canna. Brittany, però, ha fatto molto di più per sostenere la propria causa. Si è “postata” in tanti selfie e ha concesso interviste, è apparsa in copertina sul settimanale People, si è spesa e prodigata, usando la propria immagine per farsi conoscere e per raccontare i suoi “ultimi giorni” come estrema rivendicazione del proprio diritto a vivere la vita, e quello che ne resta, con piena consapevolezza.
Negli ultimi mesi e settimane Brittany, amorevolmente sostenuta da marito e genitori, ha esaudito molti desideri sempre accarezzati, tra cui andare a visitare il Grand Canyon e il parco di Yellowstone, percorrere i ghiacciai dell’Alaska in Kaiak. Ma il tempo è scaduto. Brittany sta per recidere il filo della sua vita, protagonista fino all’ultimo secondo di un progetto che non prevede un piano B, un colpo di scena finale.
Il suo gesto così eclatante e così sovraesposto ci colpisce senza commuoverci, ma senza dubbio merita tutto il nostro rispetto. Ci sono storie, e il web ce ne offre esempi in abbondanza, che non devono essere giudicate ma solo raccontate. Quella di Brittany è una di queste, e proprio per tale ragione, senza prendere posizione, senza schierarci, lasciamo anche noi che sia solo lei a porre la parola fine.
Foto| via Pinterest
Fonte| Repubblica.it
Riproduzione riservata © 2024 - PB