Si può superare la disparità di genere, la discriminazione femminile in Italia? La risposta ovviamente sì, ma come sappiamo si tratta di un percorso lento e soprattutto culturale faticoso e importante. Vanno scardinati alcuni luoghi comuni, che purtroppo vivono nelle nostre case. Molto spesso si è parlato della preferenza delle coppie per il figlio maschio (ancora oggi): sembra essere il vero erede, il futuro della famiglia, colui che porterà avanti il cognome. Non si sa neanche perché, ma il maschio viene cresciuto diversamente. Non lo si fa neanche consapevolmente, ma dai piccoli ci si aspetta sempre qualcosa di diverso.
Questo qualcosa è di carattere pratico: è più facile che sia la sorellina a cucinare, a preparare la tavola, a rifarsi il letto, al fratellino ci pensa mamma. Per fortuna, non è sempre così. Sono sempre più numerosi i genitori che cercano di impartire la stessa educazione, cercando di non favorire questioni di genere già nella prima infanzia. Un recente sondaggio («Indagine scolastica su opinioni e pregiudizi») condotto alle scuole medie ha però confermato la diffusione di alcuni stereotipi: per il 40 percento degli under 14 i lavori di casa devono essere fatti dalla donna, alla faccia della parità sessuale.
Le parole non rispettano però i fatti: sempre dallo stesso sondaggio è emerso che la collaborazione domestica tra maschietto e femminuccia è la medesima. È così anche al liceo. I pregiudizi, seppur verbali, però sono ancora ben radicati. È ancor più interessante un altro dato: sono le ragazzine a essere più convinte che esistano lavori femminili in casa. La stessa cosa vale per i mestieri fuori dalle mura domestiche: camionista, militare, politico sono lavori da uomini, l’infermiere e l’insegnante da donne.
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