Da qualche tempo c’è un nuovo gruppo di parole e sigle che è entrato a far parte del nostro vocabolario corrente. Come spesso accade in questi casi a dare il LA sono stati i media, che hanno reso fruibili e appetibili per il grande pubblico le discussioni più accese della cosa pubblica.

Mai come in questo periodo ad animare gli animi dentro e fuori la stanza dei bottoni sono i nuovi concetti di famiglia, che passano dalle unioni civili allo stepchild adoption e non dimenticano la GPA, acronimo sibillino che sintetizza in tre lettere la “spaventosa” gestazione per altri.

Spaventosa, si. Perché l’Italia sembra che abbia preso meglio il dramma mondiale della Zika piuttosto che questa temuta Surrogacy, la quale ha avuto il potere di dividere il paese in modo trasversale, eliminando la distinzione fra cose di destra e cose di sinistra, come cantava il buon vecchio Giorgio Gaber.

Contro la GPA si schiera, manco a dirlo, il clero, per cui la sacralità della famiglia non passa attraverso una mamma surrogata, ma anche le femministe e molte attiviste per i diritti di gay e lesbiche sembrano non vedere di buon occhio la faccenda.

Mamma e figlio

Il perché è presto detto: la pratica della GPA sarebbe l’ennesimo sfruttamento della donna. Il tutto, ovviamente, dando per scontato che non si possa arginare l’eventuale parte coercitiva del fenomeno con delle leggi solide e in grado di tutelare la gestante.

Ma di fatto, cos’è la gestazione per altri e perché fa tremare le vene dei polsi un po’ a tutti? La GPA altro non è che la possibilità per un single o una coppia che non può avere figli in modo naturale, di far portare avanti la gravidanza ad un’altra donna.

La gestante normalmente accoglie nel suo grembo l’ovulo già fecondato (cellula uovo e seme della coppia che vuole avere il figlio) e porta avanti la maternità fino al momento del parto o eventualmente anche dello svezzamento. Da questo momento in poi il bambino viene interamente accudito e cresciuto dai genitori biologici.

In molti paesi (es. Stati Uniti, Regno Unito, Olanda) la gestazione per altri è una pratica legale che, ovviamente, ha delle limitazioni ferree. Nella maggior parte dei casi infatti non è concessa la GPA a carattere commerciale, ossia quella per cui la coppia di potenziali genitori retribuisce una donna per portare in grembo il proprio figlio.

Surrogacy

Il legislatore in alcune nazioni ha anche previsto che la papabile madre surrogata debba necessariamente essere indipendente dal punto di vista economico, aver già avuto almeno un altro figlio ed essere in condizioni di salute ottimali.

Proprio perché la questione è più delicata che mai, molti “paradisi” delle gravidanze surrogate hanno recentemente modificato la legge a maggiore tutela di donne e nascituri. In India, ad esempio, dove fino al 2014 si recavano coppie da ogni parte del mondo per poter coronare il sogno di una famiglia, dal 2015 vige una giurisprudenza molto più severa che mira ad arginare il cosiddetto “turismo della fertilità”.

E in effetti il vero spauracchio in tutta questa vicenda è la possibilità che la maternità surrogata sia il modo più bieco per mercificare la donna, mettendo il miracolo del concepimento e della nascita di una nuova vita sullo stesso piano di una catena di montaggio che sforna pagnotte confezionate in serie.

In verità la questione, come si può immaginare, è molto più complessa di così. I timori dei paesi che ancora non hanno legiferato sulla GPA sono reali, ma probabilmente prendono in considerazione solo le possibili problematiche di questa pratica, senza guardare l’altra faccia della medaglia, quella umana.

Coppia gay

Chi ricorre alla gestazione per altri non sono ragazze capricciose che si svegliano con il desiderio di un cucciolo, ma persone che desiderano avere una famiglia, pur non essendo supportate da condizioni ottimali per poter concepire e/o portare per 9 mesi il proprio figlio in grembo.

A chiedere un figlio ad una terza parte sono coppie omosessuali, nonché coppie in cui lui o lei hanno problemi fisici che rendono pericolosa una gravidanza. Un esempio facile in questo caso lo si può prendere dalla Tv e dalla serie di Real Time “Il nostro piccolo grande amore”, dove lei, affetta da nanismo, si affida alla maternità surrogata per avere un bambino col DNA suo e di suo marito.

La GPA da molti è vista come un saccheggio di femminilità ai danni dell’intero genere. Al contrario però può essere vista non come un esproprio ma come un dono, IL dono per eccellenza, quello bellissimo che fa una donna ad una sua simile o ad una coppia di amici che desidera una famiglia.

Parlando poi di sfruttamento e coercizione, va da se che ogni forma diversa dalla gestazione altruistica sia deprecabile. Ma anziché scagliarsi contro l’idea di una mamma surrogata, forse sarebbe più saggio attivarsi per creare un sistema di leggi, informazione e supporto a sostegno delle pratiche corrette.

Allattamento

Perché la società cambia e lo fa velocemente, perciò il dovere di una nazione è di accompagnare il cambiamento fornendo sia cultura e mezzi affinché i cittadini siano cullati e non scaraventati nel passaggio da un’era ad un’altra, ma anche pene certe per chi approfitta delle circostanze per il proprio tornaconto.

GPA si o GPA no? Nelle giuste condizioni e con le giuste tutele si, senza dubbio. Avere un figlio in modo naturale è un privilegio immenso, ma il sogno di avere la famiglia che si desidera non può essere solo questione di fortuna. Non oggi.

Riproduzione riservata © 2024 - PB

ultimo aggiornamento: 05-03-2016