Jeffrey Edson Smart era nato ad Adelaide nel 1921 e si era trasferito a Pergine, vicino Montevarchi, in provincia di Arezzo, nel 1963. Cresciuto con l’ambizione di diventare un architetto, ben presto Smart aveva intrapreso la carriera di pittore, incarnando sulla tela la sua singolare visione. Un mix di rinnovato spazio surrealista immerso nelle prospettive della modernità urbana. Tipicità della società post-industriale, diremmo, come un mucchio di bidoni colorati, un cavalcavia autostradale, le forme abbandonate della segnaletica stradale, antenne satellitari, condomini, piccoli uomini che si perdono nelle composizioni.

La tecnica è sorprendente e recupera dalla fotografia la capacità di saper emozionare con la luce, l’essenzialità dell’attimo nello scatto rubato ad un passante. Interessante è la capacità di Smart di vedere la bellezza nel quotidiano, nel banale manifestarsi della vita, sporca e rigogliosa. Se ne stanno accorgendo in primis i suoi conterranei australiani, a partire da Tony Ellwood, direttore della National Gallery of Victoria parla di lui come di “uno dei più grandi pittori figurativi della nazione, che ha lasciato una grande eredità in una carriera di 50 anni.

Il suo lavoro è stato accostato anche a quello di Giorgio De Chirico, forse per quella patina di realismo, intrisa di malinconia, che tracima dai suoi quadri.
Jeffrey Smart, omosessuale, si era trasferito in Italia a 43 anni, e qui aveva vissuto fino all’ultimo, a fianco del suo compagno Ermes De Zan.

Jeffrey Smart

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ultimo aggiornamento: 27-06-2013