Dal 3 all’11 Agosto in mostra gli scatti (inediti in Italia), che ripercorrono i successi musicali ma anche la vita privata del cantante. La biografia di Jim Marshall è quella di un fotografo che nato nel ’36 a Chicago venne ingaggiato a New York dalle aziende Atlantic, Columbia e Paramount. Con una Leica acquistata nel 1959 entra nel vivo della scena musicale e dei suoi protagonisti, confondendosi ad essi come fosse uno di loro. Anche Johnny Cash della cittadina di Kingslands venne ingaggiato dalle stesse aziende newyorkesi negli anni ’60: il fotografo e il cantante country intrecciano le loro vite in centinaia di scatti, che sono più di una confidenza: sanciscono un’amicizia regalandosi attimi eterni, anche fuori dalle scene.

Jim Marshall ha immortalato momenti sensazionali dell’universo rock, come quando nel 1963 ritrasse il giovane Bob Dylan per le strade di New York, nel 1968 Janis Joplin che rompeva bottiglie nel backstage, nel 1969 il backstage del concerto di Woodstock e nel 1966 quello dei Beatles al Candlestick Park di San Francisco; in realtà era proprio la capacità di avvicinarsi alle rockstars con spontaneità e confidenza a permettergli di catturare i loro momenti unici. La straordinarietà di un suo scatto come quello a Johnny Cash del 1969 nel carcere di San Quintino con il dito medio alzato, non sminuiva la sorpresa di immagini intime come quella del cantante con June Carter, suo grande amore o l’allegria di momenti come quelli del Johnny Cash Show del ’69.

Nessuno sfondo per Jim Marshall era importante quanto la persona che ritraeva; abolendo il proprio giudizio e la propria visione faceva emergere la verità dell’attimo. Attraverso l’uso della sola luce naturale dava all’immagine un’immediatezza particolare mentre il bianco e nero rendeva il tempo eterno. Johnny Cash appare nelle sue foto come un ragazzotto del sud, semplice e metodico, intervallato dall’aspetto più tragico da cantastorie della strada dalla voce dolente, via via più maturo, solo, tormentato, “nero”. Venne soprannominato, infatti, “l’uomo in nero”, sia per la vita sregolata che conduceva, sia per la volontà di vestirsi di nero dimostrando la vicinanza ai detenuti del carcere di Folson,(dove era stato rinchiuso nel’61). Aspetti che si accentueranno negli negli anni soprattutto con l’intensificarsi della dipendenza dalle droghe.

In ogni canzone di Johnny Cash, come in ogni foto di Marshall si percepiranno sempre gli stessi sentimenti di un prigioniero di Folson pieni di dolore e lacrime alla ricerca di una libertà perduta senza nome.

Foto| Jim Marshall

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ultimo aggiornamento: 27-07-2013