La nostra anima si sta risvegliando da un lungo periodo di materialismo…/l’anima si sta svegliando, ma si sente ancora in preda all’incubo.

La frase è tratta dallo Spirituale dell’Arte, che Vassilij Kandinskij scrisse nel 1911 quando giunge alla consapevolezza che l’arte, come la vita, dovesse superare la dimensione materiale ed aspirare a quella spirituale per dirsi compiuta. Nel 1910 è già in Germania dapprima a Murnau, poi a Monaco, periodo in cui l’artista russo libera la pittura da ogni riferimento naturale a tutto vantaggio del colore. Qui l’ambiente culturale è favorevole e stimolante, frenquentato da artisti come Braque, Derain e Picasso; gli echi dell’arte parigina molto forti e le frequentazioni di Kandinskij con Klee, Kubin, Le Fauconnier assidue. Farà parte della Nuova Associazione degli Artisti di Monaco e dopo esserne uscito fuori nel 1911, iniziò a riflettere sul famoso Almanacco del Il Cavaliere Azzurro, con il pittore Franz Marc:

seduti al tavolo di un caffè sotto gli alberi di Sinderlsorf

Quello che si ritenne un movimento, in realtà nacque come raccolta di scritti che riuniva l’esperienza di pittori, sensibili alle novità, ma aperti anche al confronto con il passato. Potremmo riconoscerlo più come “clima culturale”, che come movimento vero e proprio.

Ma prima del periodo tedesco la vita di Kandinskij si era svolta a Mosca, in Russia dove nacque nel 1866, città materna e severa nello stesso tempo. Una vita non senza contraccolpi, fatta di percorsi mai banali, di lotte, delusioni, vagabondaggi e rifiuti che però non l’hanno mai distolto dalla sua ricerca espressiva. E’ interessante però ricordare che Kandinskij non nasce pittore, ma giurista fin quando poi non decise di abbandonare la cattedra. Tenerlo presente è un modo in più per capire quanto di straordinario e autentico vi fosse nella sua personalità, ravvivata da una sincera passione per l’arte. Dopo aver frequentato il ginnasio, Vassilij si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza, per studiare Economia Politica. Divenuto giurista i viaggi di lavoro si rivelavano una full-immersion di forte impatto emotivo: ciò che lo colpiva delle etnie con cui entrava in contatto erano gli abiti multicolore e le decorazioni delle loro abitazioni.

Il tavolo, le panche, la stufa, che nella casa dei contadini russi è imponente e grande, gli armadi e ogni oggetto erano decorati con grandiose immagini multicolori dipinte…./ Quando entrai in camera, mi sentii circondato da ogni parte della pittura nella quale ero dunque entrato.

Oltre ad una grande passione per l’arte e il disegno, coltivata fin da bambino, Kandinskij era animato da una potente forza interiore e fiducia nel futuro, per questo non solo il suo impegno costante era volto a migliorare le capacità di composizione e organizzazione delle forme pittoriche sottoponendosi ad una severa disciplina, ma anche a ricercare l’armonia, conciliando i contrasti e le dissonanze, riconoscibili in natura. Il ruolo dell’artista sarebbe stato quello di tirare il carro del domani con il pane spirituale, allontanandosi dalla fredda razionalità dello scienziato.

Le sezioni della mostra di Palazzo Reale di Milano condensano le opere di diversi periodi del pittore russo, donate personalmente al Centro du Pompidou e significative perchè sottolineano momenti chiave della sua arte. Da una raccolta così vasta si può percepire quanto l’artista abbia saputo sperimentarsi: nè la Prima Guerra Mondiale, nè il regime leninista che vietava l’arte astratta, nè l’indifferenza dell’ambiente parigino definito dallo stesso “snob” e “egoista” e nè il nazismo e le critiche di eccessivo psicologismo hanno deviato la direzione della sua ricerca.

L’arte di Kandinskij riflette l’importanza data al contenuto insito nel significato delle cose, le esperienze attinte dall’arte della Secessione tedesca e dall’Espressionismo, dalla musica per una nuova “sonorità visiva”, dall’arte Primitiva per l’essenzialità delle forme, ma anche all’artigianato. La collezione del Centre du Pompidou vanta opere come Autunno in Baviera del 1908 in cui l’artista, ancora legato alla figurazione del paesaggio naturale si esercitava sulla composizione emotiva dei piani e delle forme o come il Primo acquarello astratto del 1910 molto diverso dall’Ultimo Acquarello del ’44 in cui l’artista iniziava a ragionare sul significato interiore delle forme e sul suono dei colori per una completa astrazione. In Quadro con Arco Nero del 1912 la drammaticità del dipinto è espresso dai movimenti dissonanti delle forme: Kandinskij riconosce la propria strada espressiva, destabilizzata dal ritorno in Russia. Di questa fase Nel Grigio, del 1919 ripete gli schemi del Giudizio Universale del 1912, in cui un celebrale e algido suprematismo alla Malevic hanno il sopravvento. Negli ultimi capolavori prima della morte nel ’44 Kandinskij torna al blu del cielo con In Blu Cielo del 1940.

quanto più il blu è profondo, tanto richiama l’uomo verso l’infinito, suscita in lui nostalgia della purezza.

kandinskij la vita le opere

Nel dipinto il soggetto è il colore blu in cui volteggiano piccoli elementi ludici simili a microrganismi visti con il microscopio. In questa l’ultima fase parigina è come se il suo sguardo, una volta giunto alla sostanza delle cose, decidesse di rivolgersi all’infinito, sintomo di un richiamo all’eterno alternarsi della vita e della morte.

Foto|KandinskijMilano.it

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ultimo aggiornamento: 18-12-2013