Mai come per le elezioni 2013 si era assistito ad una campagna elettorale così serrata: tra liste civiche e partiti, la corsa a Camera e Senato non coinvolge solo i vecchi volti della politica, ma ex magistrati, giornalisti, eccellenze dello sport, personaggi più o meno noti della tv e “parenti di” in una sorta di reality mediatico che non lascia tregua allo spettatore-cittadino.

In un panorama così vasto e caotico, l’obiettivo di Pinkblog è quello di approfondire in particolare le politiche per le donne proposte dai vari schieramenti. Dopo quelle del Partito Democratico ecco le proposte di Mario Monti e della sua lista “Scelta Civica”, che per la Camera corre insieme a Udc e Fli e al Senato balla da sola. Nell’ultimo mese si è fatto un gran parlare dell’Agenda Monti, ma cos’è, in definitiva? Trattasi molto banalmente di un programma elettorale non dettagliato e nemmeno esaustivo, in perenne via di definizione.

Ad una prima lettura dell’agenda, la sensazione è che il bocconiano Monti (e con lui tutti gli esponenti della coalizione) non possa proprio prescindere dall’economia. Crescita, sviluppo, liberalizzazioni, investimenti, finanze: queste le parole chiave di un documento di 25 pagine. Non a caso, le politiche femminili sono relegate al capitolo intitolato “Le donne nella società e nell’economia italiana”, di cui si legge:

“L’Italia non potrà dispiegare il proprio potenziale sviluppo economico se non riuscirà a valorizzare maggiormente le donne. Come ha stimato la Banca d’Italia, se raggiungessimo il traguardo fissato dal Trattato di Lisbona – un’occupazione femminile del 60% – il nostro prodotto interno lordo aumenterebbe del 7%.”

Come volevasi dimostrare: le politiche per le donne in funzione della crescita economica del paese. Il ruolo della donna deve cambiare – proseguono i montiani – per poter favorire una sua piena partecipazione alla vita del paese e contribuire a rendere la società e – ancora una volta – l’economia più equa e più dinamica. L’agenda prosegue poi con la sdoganata parità dei diritti e con la necessità di conciliare famiglia e lavoro. Tutte riflessioni più che condivisibili, ma che hanno il sapore dell’ovvietà e del qualunquismo. Nessun accenno alle politiche sociali, ad esempio, e – fatto ancora più grave – nessuna indicazione concreta su come la lista Monti intenda cambiare il ruolo della donna, su come si dovrebbe realizzare questo evoluzione del ruolo femminile nella società per sviluppare l’economia italiana. Fanno eccezione due proposte che sembrano essere più dei palliativi che soluzioni reali al problema: l’ampliamento del congedo di paternità e la detassazione selettiva dei redditi del lavoro femminile. In cosa consista quest’ultima proposta non è dato sapere, a meno che siate economisti. Desiderate avere delucidazioni in merito? Voi domandate e la Lista Monti risponde.

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ultimo aggiornamento: 03-02-2013