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In India arriva l’orologio anti stupro per proteggere le donne dalle violenze
Presto in arrivo in India l’orologio antistupro per le donne. Ma le associazioni femministe indiane non sono soddisfatte.
L’India e le donne, storie che si intrecciano, molte delle quali fatte di negazioni di diritti, di violenze psicologiche e fisiche che lacerano gli animi. L’ultimo eclatante caso, rimbalzato da un media all’altro in tutto il mondo, è stato quello di Damini, ragazza di 23 anni, morta a seguito di una violenza di gruppo su un autobus di Nuova Dheli. Ma l’India non è nuova a casi del genere e le violenze sulle donne, spesso anche minorenni, suscitano sdegno e si traducono in cortei e manifestazioni per non dimenticare e fare pressioni ai piani alti affinché qualcosa cambi.
È di questi giorni la decisione del governo indiano di mettere in commercio il cosiddetto “orologio antistupro“, una sorta di gadget da polso, in grado di comunicare via gps le coordinate e l’esatta posizione della donna che lo inforca. Non solo, premendo un pulsante di allarme, una videocamera avvia trenta minuti di registrazione, affinché tutto venga immortalato e non ci sia scampo per i molestatori.
Questa è solo l’ultima trovata del paese asiatico per evitare le violenze sulle donne. Ricordiamo, infatti, il soprabito antistupro, obbligatorio per le studentesse, il primo provvedimento del governo indiano dopo il caso di Damini. Provvedimento che aveva suscitato non poche polemiche.
E di fatti, anche l’orologio antistupro, presto in commercio in due versioni da 20 e da 50 dollari, non attira i consensi dei gruppi femministi, molto più preoccupati della prevenzione dei casi di violenza di genere, più che dei palliativi per scongiurare il peggio. In India sempre più donne fanno corsi di autodifesa per essere fisicamente più forti e preparate ad opporsi ad un eventuale stupro. Ma a Nuova Dheli, nella stanza dei bottoni, ci si preoccupa di più del contorno e meno del nocciolo della questione.
In India come altrove, ben vengano i gadget che fanno sentire le donne più sicure (ricordiamo la notizia di giugno scorso del cellulare anti-stalking, in via di sperimentazione da parte di un gruppo di donne romane), ma senza prescindere da pene certe e più severe per i molestatori, una maggiore educazione al rispetto dell’essere umano e da azioni di governo mirate ad arginare realmente il problema, non solo a dare l’impressione di volerlo fare.
Foto | Getty Images