Una donna somala, residente in uno dei campi profughi di Mogadiscio, denuncia lo stupro subito e va in prigione, condannata ad un anno di reclusione. La storia che ha dell’incredibile vede protagonista una giovane mamma e il giornalista freelance di Al Jaazera Abdiaziz Abdnur Ibrahim che aveva raccolto la sua confessione in un’intervista mai pubblicata ma che lo ha condotto alla medesima condanna.

Analizziamo i fatti nel dettaglio subito dopo il salto.


A far scattare la condanna nei confronti della vittima e dell’uomo a cui ha scelto di raccontare la verità è stata l’accusa nei confronti delle forze di sicurezza che, secondo molte voci, si approfittano abitualmente delle rifugiate, delle vittime in un paese in cui i diritti delle donne sembrano solo un miraggio.

Il caso è talmente eclatante che ha destato l’indignazione del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: “Le Nazioni Unite hanno ripetutamente espresso allarme davanti alle notizie di violenze diffuse nei campi per profughi intorno e a Mogadiscio – ha detto -. Questi delitti non vengono denunciati abbastanza spesso a causa dei rischi per le vittime, i testimoni e i familiari”. Ban ha voluto lodare “lo straordinario coraggio” della donna “per uscire allo scoperto”.

Il processo, del resto, è apparso già come una vera e propria farsa fin dalle prime udienze. Se, infatti, a novembre il presidente somalo Hassan Sheik Mohamud aveva dichiarato che gli appartenenti alle forze di sicurezza responsabili della violenza avrebbero subito la condanna che meritavano, lo scorso 18 gennaio il governo ha emesso un comunicato ufficiale in cui la denuncia della donna era stata dichiarata falsa.

Mentre il giornalista sta già scontando la sua pena, la donna entrerà in carcere non appena avrà finito di allattare suo figlio. Entrambi condannati per “oltraggio alle istituzioni”.

Via | Blog Corriere della Sera
Foto | Getty Images

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ultimo aggiornamento: 06-02-2013