La storia delle maschere di Carnevale più celebri ha origini antiche. Che si tratti di Arlecchino, Pulcinella o Colombina, i costumi tradizionali per eccellenza devono la loro diffusione alla commedia dell’arte e alla tradizione tramandata dalla città di Venezia. È la maschera più colorata e allegra del Carnevale: stiamo parlando di Arlecchino, che ha origine dalla contaminazione di due tradizioni, lo Zanni bergamasco da una parte (una maschera della commedia dell’arte), e personaggi diabolici farseschi della tradizione popolare francese. Viene dipinto come villano, arguto ma molto più spesso sciocco.

Pulcinella è una maschera napoletana della commedia dell’arte, ideata dall’attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento il cui costume moderno fu poi rivisitato nell’Ottocento da Antonio Petito. Il nome deriva da Puccio D’Aniello, un contadino a cui si ispirò Fiorillo per il personaggio: dallo spirito ottimista, riesce sempre a uscire dai problemi con un sorriso e tanta ironia. La maschera di Pierrot nasce verso la fine del Cinquecento: in origine non aveva il cuore spezzato e non figurava con una lacrima sulla guancia, era anzi un personaggio astuto e doppiogiochista, che abbandonò i panni del malandrino per compiacere i gusti delle corti settecentesche francesi in cui lo spettacolo veniva presentato.

Balanzone è la maschera più seriosa di tutte: di origine bolognese, è anche conosciuta come Dottor Balanzone ed è il classico personaggio “serio”, sapientone e presuntuoso che si lascia andare spesso in verbosi discorsi infarciti di citazioni colte in latino maccheronico. Pantalone è una maschera veneziana, che deve le sue origini come le altre alla commedia dell’arte. Rappresenta il tipico mercante vecchio, avaro e lussurioso e deriva dal tipico mercante veneziano del XVI secolo, anche per quel che riguarda l’abbigliamento: una lunga zimarra nera che copre una calzamaglia rossa.

Foto | Getty Images

Riproduzione riservata © 2024 - PB

ultimo aggiornamento: 10-02-2013