L’Isis continua a distruggere siti archeologici e meraviglie dell’arte. All’inizio è stato il Museo Mosul, antica Ninive, poi ha raso al suolo il sito archeologico di Nimrud, uno dei massimi gioielli dell’età assira, e poi era stata la volta del Tempio Sufi, in Libia, durante la quale sono state distrutte a picconate le tombe dei santi.

Proprio del sito di Nimrud è stato recentemente pubblicato online dall’Isis un video che mostra mostra la distruzione di parti del sito archeologico che sorge a nord dell’Iraq.
Nelle sequenze, magistralmente girate con tanto di musica che accompagna lo scempio, si vedono i miliziani che riducono in poltiglie le statue e i bassoriliebi con picconi e frese. Poi entra in azione un bulldozer, e una carica sbriciola un sito.

Il video è la prova della distruzione effettivamente riuscita dalle milizie islamiche, che avevano assediato e distrutto il sito un mese fa, a marzo, ma ancora non c’erano prove che rivendicassero l’attentato. La notizia era stata diffusa allora dal ministero iracheno del Turismo e delle Antichità, che con un post sulla sua pagina Facebook aveva tristemente annunciato che l’Isis aveva “raso al suolo” con dei bulldozer l’antico sito archeologico assiro.

L’Unesco aveva bollato la distruzione come “un crimine di guerra”, e la direttrice generale, Irina Bokova, aveva fatto “appello a tutti i responsabili politici e religiosi della regione a sollevarsi contro questa barbari”. Successivamente però, i ricercatori incaricati di verificare lo scempio avevano detto di non poterlo confermare, sulla base delle immagini satellitari.

Nimrud, la biblica Calah, è un sito assiro che si trova a sud di Mosul, seconda città irachena identificata come l’antica Ninive, sotto il contro dei miliziani dal giugno scorso sulle sponde del Tigri. Nimrud fu fondata dal re Shalmaneser (1274-1245 avanti Cristo) e divenne capitale dell’impero assiro sotto Assurbanipal II (883-859 avanti Cristo) arrivando ad avere 100.000 abitanti.

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ultimo aggiornamento: 12-04-2015