Lo chiamavano IKB, sigla dietro la quale si cela l’International Klein Blue, una creazione partorita dal genio dell’artista francese Yves Klein. Tra i principali esponenti dell’avanguardia artistica del dopoguerra incarnata dal Nouveau Rèalisme, Klein si servì infatti proprio di tale particolarissima sfumatura di blu profondo, selezionata accuratamente tra le numerosissime nuances e sublimata in opere monocrome, per realizzare le tele che lo resero celebre. Una tinta costituita con un legante di pasta fluida, al posto dell’olio tradizionalmente utilizzato in pittura, che fissa un pigmento identificato come blu oltremare numero 131, la cui composizione giace nella busta Soleau N° 63 471, registrata il 19 maggio 1960 presso l’Institut national de la propriété industrielle (INPI) e li conservata.
La firma cromatica di un maestro prematuramente scomparso a soli trentaquattro anni, solo due dopo la performance del video, che lo vede impegnato nel dipingere, servendosi delle belle forme di alcune modelle, come singolari tamponi umani. Un ricordo riassunto nella traduzione di un testo presente sul sito del Centre Pompidou di Parigi:

Tra i quasi duecento ‘IKB’ (International Klein Blue) creati, quindici hanno il formato più grande, di circa 200 x 150 cm. La maggior parte sono stati realizzati nel 1960, in occasione della prima retrospettiva consacrata a Klein a Krefeld. L’artista morirà un anno dopo, nel 1962, senza aver portato a termine la pubblicazione dei suoi scritti – ai quali consacrava la metà del suo tempo donando ad alcuni l’importanza d’opera – che non saranno editati che quarant’anni dopo, svelando proprio l’artista come miglior commentare del proprio lavoro.

Via | centrepompidou.fr

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ultimo aggiornamento: 06-02-2013