L’artista italiano Alessandro del Pero
, originario di Bolzano ma in prestito alla Grande Mela, conquista con la sua seconda personale la città di New York. La mostra aprirà i battenti con il vernissage il 16 maggio e sarà in scena fino al 9 giugno alla Tazza Gallery; rinomata galleria d’arte contemporanea con base a Chealsea; spazio d’arte che ha sempre un occhio di riguardo per i giovani talenti emergenti del panorama artistico internazionale e di New York City.

L’esibizione dal titolo Essence esplora il lavoro artististico di Del Pero nel suo periodo di vissuto e ispirazioni ad Harlem, quartiere di Mahnattan noto -tra le altre cose- per essere il fulcro artistico, musicale, folkloristico della cultura afroamericana nella metropoli. Le opere di Del Pero sono tele parlanti, che ci restituiscono vividi stralci di vita quotidiana e flash architettonici dei tipici angoli lungo la 155th Street.

In questa serie di intensi lavori pittorici, si intravede prima di tutto lo spazio di studio, indagine e creazione dell’artista, ovvero il suo atelier personale. Da qui il punto di partenza per ricreare attraverso sensazioni psichiche e fluide di disegno e colore i dipinti, che giocano e dialogano con lo spazio non solo fisico ma anche dell’Io d’artista. Opere che ci mettono in affascinante relazione con un altro mondo, lontano e vicino allo stesso tempo.

Come intrusi, hitchcockiani voyeur, ci ritroviamo a spiare tra gli oggetti dell’arte e tra il caos (apparente?) che porta con sè l’estro di artista. Le immagini che ritornano, sono finestre aperte sui pensieri e le emozioni dell’artista, quello che può essere letto come un autoritratto, enigmatico e intrigante, di come Alessandro Del Pero vive la sua arte e la vita interiore, e al contempo assaporare le variopinte suggestioni di un quartiere che radica nella storia più emblematica e sincera di New york.

Di lui il regista Denis Arguedas ha scritto:

Amo la capacità di Alessandro di rendere la realtà senza pretese. Questo artista esorcizza le sue tele da qualsiasi preconcetto di estetico, dai canoni convenzionali di bellezza, dai soggetti tradizionali e da ogni regola. Gli oggetti vengono fotografati nel dipinto come realmente sono, ma allo stesso tempo pur rispettando la loro vera natura, celano sempre una seconda identità. Alessandro è come noi osservatore, non ci può aiutare a vedere che c’è qualcosa d’altro, e l’elemento mancante siamo, forse, proprio noi, gli spettatori. I suoi dipinti non sono mai statici, si avvicinano e ci trascinano nella tela, ci tirano dentro, ammaliandoci come sirene sotto l’effetto ipnotico dello spettacolo del chiaroscuro danzante, il dramma delle ombre.

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ultimo aggiornamento: 03-05-2013