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Nel 1997 il Premio Nobel per la Letteratura è stato consegnato ad un artista poliedrico, un moderno ‘giullare’ che con il suo lavoro ha rivoluzionato il teatro italiano, e non solo: Dario Fo.

Nella motivazione del premio si leggeva che

“è mescolando il riso e la gravità che Fo ha fatto prendere coscienza degli abusi e delle ingiustizie della vita sociale, ma anche del modo in cui queste possano inscriversi in una prospettiva storica più ampia […] (ha ndr) nella tradizione dei giullari medievali, fustigato il potere e sostenuto la dignità degli umili […] Se c’è qualcuno che merita l’epiteto di giullare nella vera accezione del termine, questi è lui”

Nato a Sangiano, in provincia di Varese, il 24 marzo 1926, Fo ha scoperto di aver vinto il riconoscimento in un modo molto particolare: in viaggio tra Roma e Milano, una macchina gli si affiancò, mostrando un cartello che diceva “Dario hai vinto il Nobel”.

Il drammaturgo ha praticamente sempre condiviso il palco, e la vita, con una donna straordinaria, Franca Rame – purtroppo scomparsa l’anno scorso -, e l’opera che lo ha reso più famoso risale al 1969, “Mistero buffo”: il titolo si ispira ad una celebre farsa politica e surreale di Vladimir V. Majakovskij e lo spettacolo è costruito da brevi storie, raccontate con una grande abilità mimica e ricorrendo anche al leggendario grammelot.

Immortali anche “Morte accidentale di un anarchico” (1970) sull’assassinio di Giuseppe Pinelli, “Coppia aperta, quasi spalancata” (1983) sul rapporto uomo-donna, e “Lu Santo Jullare Francesco” (1997).

Tra i suoi ultimi lavori c’è lo spettacolo, scritto a quattro mani con la moglie, “Una Callas dimenticata”: con il loro stile inconfondibile viene raccontata la vita di Maria Callas, dai trionfi all’oblio. E’ un dialogo a tre voci dove Maria racconta se stessa, le difficoltà per affermarsi, il successo, gli amori e le passioni.

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ultimo aggiornamento: 24-03-2016