Cecilia Gimenez era stata ridicolizzata, e colpevolizzata (non a torto a dire il vero). Le avevano dato addosso trasformando la cosa in un affare mediatico che aveva fatto in breve tempo il giro del mondo, eppure proprio quel Cristo di Borja, affresco realizzato da Elias Garcia Martinez per la chiesetta del Santuario de Misericordia sfigurato ingloriosamente da un maldestro tentativo di restauro che aveva provocato lo sconcerto di tanti esperti e non, trasformandosi in oggetto di curiosità internazionale apporterà “all’ottuagenaria colpevole” circa la metà dei proventi derivanti dai diritti legati all’immagine diventata oramai un’icona d’oggi.
Perché le fattezze stralunate e scimmiesche del protagonista, con i capelli rizzati, gli occhi cerchiati di scuro, e la bocca trasformata in una macchia indistinguibile dell’ “Ecce Homo” sono diventati un affare dalle dimensioni inattese. Icona di una vera e propria corrente artistica, che è stata definita come “lo stile Gimenez”, l’opera d’arte trasformata in disastro e poi nuovamente innalzata alle vette da alcuni critici d’arte alla luce del vasto movimento di ispirazione che ha dato luogo ad un’iondata di imitazioni e varianti, ma soprattutto un boom di presenze per un comune in provincia di Saragozza, davvero non abituato ad un tale afflusso.

Uno sbaglio diventato potenziale miniera d’oro

Secondo la fondazione municipale responsabile dei luoghi, ben 57.000 visitatori sono accorsi non solo dalla Spagna, e hanno infatti già pagato un euro a testa per contemplarla.
Il 49% di diritti derivanti dall’immagine attribuitegli da un accordo che destina il restante 51% alla medesima fondazione gerente, saranno versati dagli stessi beneficiari a favore di opere caritative, come avrebbe precisato Antonio Val-Carreres, l’avvocato della donna, sottolineando che:

Nessuno vuole arrichirsi approfittando della situazione.

Anche se in effetti, una gran fonte di proventi, potrebbe essere il risvolto purampente commerciale del Cristo di Borja, declinabili in innumerevoli supporti come tazze, t-shirt, e gadjet vari. Un simbolo che fa gola ad alcuni grandi marchi ma è ben lungi dal fare l’unanimità evocata dalla Gimenez in un suo commento “Tutti sembrano esseere contenti adesso”, apparso sulle pargine del quotidiano regionale El Heraldo de Aragon. Qualche soldino la signora se l’era già fatto alla fine dell’anno scorso vendendo su ebay un’altra opera, stavolta unicamente sua, per qualche migliao di euro, ma all’orizzonte si presentano ben altre cifre.

I discendenti d’Elias Garcia Martinez chiedono un nuovo restauro: 23,000 i contrari

Denaro oscurati da una parte dei discendenti del vero autore Elias Garcia Martinez, non sono d’accordo nel lasciare l’opera nello stato attuale, acluni invocano un nuovo restauro per riavvicinarla alle apparenze precedenti, altri chiedono che venga rimossa dalla chiesa nella quale il loro antenato l’avrebbe dipinta in sole due ore. Più di 23.000 utenti hanno però firmato una petizione messa online un anno fa dalla stessa amministrazione comunale su www.change.org, per “salvare la nuova versione”, comparandone lo stile a quello di maestri come Goya, Munch o Modigliani e considerando la restauratrice improvvisata come “una fine critica delle teorie creazioniste della Chiesa”.

Foto by CESAR MANSO/AFP/GettyImages. Tutti i diritti riservati.

Via | midilibre.fr

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ultimo aggiornamento: 21-08-2013