La minaccia dell’Isis prosegue inarrestabile. Dopo le antiche città assire di Nimrud, Hatra e Ninive in Iraq, dopo la distruzione del Museo di Mosul, sono ad alto rischio le rovine romane di Palmira, in Siria.

Sono due giorni, infatti, che l’Isis ha lanciato un’offensiva nell’area, mentre fonti locali hanno riferito che i jihadisti, provenienti dalle loro roccaforti nella provincia di Dayr az Zor, nell’Est del Paese lungo la valle dell’Eufrate, si sono già impadroniti di Sukhna, una trentina di chilometri a Nord-Est di Palmira, e poi di Amiriyeh, a Nord, e ora cercano di conquistare l’antica città-oasi nel deserto.


Il sito archeologico di Palmira [blogo-gallery title=”Il sito archeologico di Palmira” slug=”il-sito-archeologico-di-palmira” id=”127415″ total_images=”0″ photo=”1,2,3,4,5,6,7,8,9″]

Palmira, antica città semita situata nell’attuale provincia di Homs, fiorì nell’antichità come punto di sosta per le carovane che attraversavano il deserto siriano ed è già citata nella Bibbia e negli annali dei re assiri. Successivamente fu incorporata nell’impero romano.
È stato per lungo tempo un vitale centro carovaniero, tanto da essere soprannominata la Sposa del deserto, per i viaggiatori ed i mercanti che attraversavano il deserto siriaco per collegare l’Occidente (Roma e le principali città dell’impero) con l’Oriente (la Mesopotamia, la Persia, fino all’India e alla Cina), che ebbe un notevole sviluppo tra il I ed III secolo d.C. Oggi Palmira è uno dei siti archeologici più preziosi al mondo ed è Patrimonio Unesco dal 1980. Il nome greco della città, Palmyra (Παλμυρα), è la fedele traduzione dall’originale aramaico, Tadmor, che significa ‘palma’.
Tadmor (anche Tadmur; in arabo تدمر) è l’attuale nome della cittadina sorta in prossimità delle rovine, che dipende molto dal turismo.

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ultimo aggiornamento: 15-05-2015