Dopo il periplo espositivo di Aosta, gli amanti di Kandinsky hanno meno di un mese (precisamente fino al 3 febbraio) per approfittare della grande retrospettiva ospitata nelle sale della Fondazione Blu di Pisa. Sono proprio gli anni russi ad essere in mostra, quelli del clou della poetica del maestro dell’astrattismo, racchiusi tra due abbandoni, quello del 1901, anno in cui lascia la formazione giuridica ed etnografica, e quello del 1922, coincidente con l’assunzione dell’incarico al Bauhaus a fianco di Paul Klee. Ed é proprio in omaggio ad una “decisione programmatica” che è venuto fuori uno dei simboli imperituri del design internazionale: la sedia sedia Wassily che ancora da bella mostra di sé in tante case e musei.

Colui che è stato definito come “Un uomo capace di rovesciare le montagne” da Franz Marc, nella frase programmatica dell’esposizione, svela uno dei suoi volti più nascosti, ricostruito attraverso circa cinquanta opere arrivate dal Museo di Stato di San Pietroburgo (dal quale proviene anche la Eugenia Petrova, direttrice aggiunta del Museo, ideatrice e curatrice dell’evento in collaborazione con Claudia Beltramo Ceppi) e da altre istituzioni culturali del paese. Un’insieme raro che merita tutta la sua fama, come si può ben apprezzare nell’estratto del testo di presentazione:

L’esposizione, aperta da una affascinante e sorprendente sezione dedicata alle radici visive e concettuali dell’opera del maestro russo con rari oggetti appartenenti alla tradizione dello sciamanesimo raccolti negli stessi anni in cui Kandinsky li appuntava sui suoi taccuini, e da coloratissimi oggetti della tradizione folclorica russa, guiderà il visitatore dai suoi primi dipinti nati in atmosfera simbolista, alle opere del periodo di Murnau (affiancate da selezionati quadri di Gabriele Munter, Alexej Jawlensky, Marianne Werefkin e Arnold Schonberg), fino alle grandi tele dei pochi anni in cui Kandinsky divenne il punto di unione fra le avanguardie occidentali, raccolte intorno a Der Blaue Reiter, e i maggiori protagonisti dell’avanguardia russa – da Michail Larionov alla Goncharova – per arrivare ai capolavori del periodo finale della sua permanenza in Russia, impegnato nella costruzione di un sistema vasto di musei, ma violentemente avversato dai sostenitori delle avanguardie più radicali, in particolare dai costruttivisti.

Via | mostrakandinsky.it

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ultimo aggiornamento: 17-01-2013