Ad Ottobre la Storia dell’Arte nelle scuole era destinata a scomparire. La petizione ha salvato le sue sorti. Bistrattata in Parlamento, c’è chi è invece consapevole del suo valore: intervista a Viviana Fantini direttrice dei corsi dell’Università delle Tre Età di Ariccia, Roma.
Con Maria Stella Gelmini (2009) il tecnicismo divenne la linea guida dei programmi d’insegnamento nelle scuole. Quest’anno con il ministro Carrozza si è rischiato di rafforzare le riforme precedenti facendo dell’arte un optional che in tempi di spending review si sarebbe potuta evitare.
Solo la petizione, firmata da 15 mila persone e la mobilitazione di decine di nomi importanti della cultura italiana, ha evitato tutto ciò. I primi di Novembre la petizione, sostenuta anche dal ministro dei Beni Culturali Bray è stata presentata alla Camera dei Deputati dove bisognava decidere le sorti dell’Emendamento. Tra i sostenitori il Direttore generale per la Valorizzazione del patrimonio culturale del MIBACT Anna Maria Buz e Celeste Costantino, della Commissione Cultura.
Ma la Storia dell’Arte reduce da guerre “da spending review” sembra sempre a rischio. Voglio presentarvi invece una realtà che da più di vent’anni dice sì alla cultura e senza arretrare fa della Storia dell’Arte il proprio cavallo di battaglia: l’Università delle Tre Età di Ariccia (Rm) nella sede del Palazzo Chigi dove si svolgono numerosi e interessanti corsi volti a valorizzare la cultura. Ho incontrato ad Ottobre la Direttrice Viviana Fantini per qualche domanda in merito.
D: Da chi e da quante persone è frequentata la vostra Università ogni anno?
R: L’ Università di Ariccia è frequentata ogni anno da un numero variabile di iscritti. Con grande soddisfazione tale numero, che conta attualmente tra le 450/500 persone, negli ultimi anni è in crescendo.
D: Tra i corsi che istituite ogni anno, c’è quello della Storia dell’Arte. Tra i vostri iscritti qual è l’entusiasmo che ha potuto riscontrare?
R: Il corso di Storia dell’Arte è da vent’anni quello che noi definiamo “il nostro cavallo di battaglia”. Le numerose discipline si alternano ogni anno, ma il corso di arte è l’unico a non essere mai stato interrotto nella storia dell’Unitre.
D: Cosa significa per voi responsabili di questa interessante realtà di formazione, avere la sede nello storico Palazzo Chigi di Ariccia (trasformato da Bernini), con una ricca collezione di opere d’arte?
R: Tenere le lezioni nella Sala Maestra o in quella di Bariatinsky all’interno di palazzo Chigi, è per noi motivo di grande orgoglio. E’noto che lezioni teoriche e contestualmente lezioni pratiche comportano un maggior apprendimento negli studenti. Da un lato gli insegnanti di Storia dell’Arte possono, infatti, usufruire della ricca collezione presente nel Palazzo e farne oggetto di lezione, dall’altro gli studenti possono interagire nella lezione avendo un contatto visivo diretto con le opere.
D: Per l’anno accademico 2013-2014 avete continuato a registrare un alto successo della materia in questione?
R:Quest’anno il corso di Storia dell’Arte ha avuto lo stesso numero di iscritti dello scorso anno. Non ci può essere un maggior afflusso, semplicemente perchè la Sala contiene un numero massimo di 130 persone e di conseguenza chiudiamo il corso al raggiungimento di tale numero, lasciando purtroppo molte persone in lista d’attesa. L’interesse che questa materia suscita negli iscritti è tale che ha permesso di istituire un corso monotematico e parallelo di Arte, per consentire ad ulteriori sessanta studenti di parteciparvi.
D:Quanto conta e si completa lo studio teorico dell’Arte con le testimonianze concrete, date dalla presenza capillare di opere d’arte anche dei più piccoli comuni italiani, come del resto Ariccia?
R:Lo studio teorico dell’Arte si completa con visite guidate in Palazzi nobiliari, chiese, castelli e quant’altro circonda il nostro territorio. Gli studenti possono così avere un contatto diretto di quanto esposto dagli insegnanti in aula durante le lezioni
D:Alla notizia della proposta di un ulteriore riduzione/abolizione della Storia dell’Arte nelle scuole, perchè ritenuta forse troppo settoriale per privilegiare invece altre materie, cosa si sentirebbe di dire, vista l’esperienza da direttrice dei corsi?
R:Personalmente trovo inspiegabile il sacrificio o la riduzione di una materia così, oltretutto in un momento di crisi economica così forte nella quale ci sarebbe bisogno ancor di più di valorizzare le risorse migliori del nostro Paese. Lo studio di tale materia oltre ad insegnare la conoscenza dell’immenso patrimonio storico-artistico italiano permette di padroneggiare quello che è comunemente conosciuto come linguaggio estetico. E’d’altra parte impensabile parlare di cultura senza agire sul piano della formazione che, in primis, avviene tra i banchi di scuola.
Nel Paese dei Beni Culturali, impedire ai ragazzi di maturare un’adeguata conoscenza del patrimonio storico-artistico italiano, significa ostacolare una formazione culturale degna di questo nome, ma anche impedire la creazione di quel senso civico (quale il rispetto per i luoghi e gli spazi comuni) che tutti noi auspichiamo e che chiamiamo comunemente Cultura.
D: I vostri iscritti hanno avuto un’età compresa tra i 60-70 anni. Ultimamente l’età è scesa. Come spiega un tale interesse in merito alle materie culturali che istituite?
R:l’Età degli iscritti è sensibilmente diminuita. In passato l’età compresa dei nostri studenti era tra 60/70 anni, attualmente tra i 55/65, senza dimenticare la presenza di ragazzi di 19/20 anni e persone over 80. Il perchè dipende forse da molti fattori come l’ampliamento di nuove materie, l’integrazione del corpo docente originario con giovani laureati che con il loro modo di insegnare meno accademico e più diretto ha permesso di prendere un pubblico sempre più ampio, o ancora l’utilizzo da parte dell’Unitre delle tecnologie informatiche, che hanno permesso di raggiungere il modo di comunicare dei giovani.
Foto| Palazzo Chigi
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