Fu un vezzo, probabilmente, quello di Paolina Bonaparte, un peccato di vanità arrivato fino ai nostri giorni: tra il 1805 e il 1808 la sorella prediletta da Napoleone infatti si fece ritrarre dallo scultore veneto – oltre che massimo esponente del Neoclassicismo – Antonio Canova. Nuda, come “Venere vincitrice”.

Vincitrice nella disputa che, nel mito, la mise a confronto con altre due dee, Era e Atena: durante il banchetto di matrimonio di Peleo e Teti, futuri genitori di Achille, la dea Eris, dea della discordia, lanciò sul tavolo una mela d’oro, con incisa la scritta “Alla più bella”, e le tre divinità se la contesero. Fu chiamato come giudice del ‘concorso’ Paride, principe troiano, che assegnando il pomo ad Afrodite avrebbe ricevuto in cambio la donna più bella del mondo. Ovvero Elena, che però era già moglie di Menelao, re di Sparta. Paride rapì Elena, scoppiò la guerra di Troia, e tutto il resto lo trovate raccontato nell’“Iliade” di Omero.

Tornando alla scultura (commissionata dal marito di Paolina, Camillo Borghese): è a grandezza naturale e il pomo della leggenda c’è, lo troviamo nella mano sinistra della donna. Con la mano destra invece Venere si sorregge il capo. Dettagli notevoli – per essere un’opera di marmo – la resa della consistenza dei cuscini, del materasso, i drappeggi del tessuto, l’epidermide e persino le ciocche dei capelli.

“Paolina Borghese come Venere vincitrice” è custodita a Roma, all’interno della Galleria Borghese, che ospita anche opere di artisti come Gian Lorenzo Bernini, Agnolo Bronzino, Lorenzo Lotto, Giorgione, Caravaggio, Correggio, Raffaello, Rubens e Tiziano.

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ultimo aggiornamento: 21-08-2014