Dopo un accurato restuaro, la Galerie di Asnières ha aperto le porte con una mostra spettacolare, dedicata al patrimonio della Maison, ideata e curata dalla geniale curatrice Judith Clark. Sin da quando Louis Vuitton si stabilì ad Asnières-sur-Seine nel 1859 la Maison ha viaggiato, richiamando posti incredibili e creazioni esaltanti. La residenza Vuitton di Asnières ricorda lo stile Art Nouveau, l’animo è sempre stato assolutamente moderno sia per la casa di famiglia che per gli atelier.

All’interno della mostra, i visitatori possono sentire il cuore pulsante degli atelier di Asnières che ancora oggi continuano a realizzare gli articoli più straordinari delle collezioni di pelletteria Louis Vuitton. Questo Savoir-Faire unico è anch’esso in costante mutamento, si rinnova all’infinito a riflettere le tendenze sempre mutevoli delle visioni di Nicolas Ghesquière sulle passerelle. Questa mostra in movimento, presenta la Maison come vettore di creazione e creatività attraverso gli elementi della casa di famiglia Vuitton in esposizione e nella sua particolare artigianalità. Situata sullo storico territorio Louis Vuitton di Asnières-sur-Seine, la mostra è composta da uno spazio multiplo, una tela vuota sulla quale possono essere proiettati e sovrapposti differenti filmati, ognuno dei quali racconta un’avventura diversa.

Sin da quando iniziò la costruzione degli atelier, Louis Vuitton trasformò il piano superiore in spazio abitativo, in modo da essere vicino ai propri artigiani. Come molti della generazione più giovane, suo figlio Georges (nato nel 1857) era un vero e proprio figlio di Asnières, studiò anche nel collegio locale, in un villaggio che stava rapidamente diventando una città. Nonostante Louis e sua moglie Emilie vi si sono stabiliti in via definitiva negli anni ’70 del 1800, fu il matrimonio di Georges nel 1880 che segnò la svolta del percorso Vuitton, quando Louis fece costruire una bellissima villa con una casa più piccola e nascosta per la giovane coppia.

Vivere vicino al cuore pulsante dell’azienda diventò una parte importante della vita dei Vuitton, con i membri della famiglia che si riunivano nella grande casa in calorose riunioni la domenica ad Asnières, questo piccolo angolo di campagna appena fuori Parigi. “La tavola era aperta a tutti, così come il pot-au-feu”, ricorda Gaston-Louis Vuitton in una lettera a suo cugino. Data la salute cagionevole, Gaston-Louis trascorse tutta la sua infanzia nella casa di famiglia di Rue de la Comète, (la vicina Rue du Congrès, sede degli atelier, fu successivamente ribattezzata Rue Louis Vuitton).

La famiglia passava il prezioso tempo libero remando nella vicina Senna. Il fiume, il grande giardino e la ferrovia che portavano alla stazione di Parigi Saint-Lazare erano i primi simboli di avventura per i ragazzi Vuitton, a turno tutti passati dagli atelier per affinare la loro arte prima di uscire a dirigere i negozi in continua espansione. Questa esperienza di lavoro in atelier fu un’idea di Georges e anche l’aspetto odierno della casa si deve alla ristrutturazione del tardo 19° secolo voluta dallo stesso Georges. Quest’ultimo prestò molta attenzione alla Scuola Nancy, commissionando ai suoi artigiani la ristrutturazione della casa di famiglia in puro stile Art Nouveau, stile di cui il suo amico Louis Majorelle fu pioniere. Come se il giardino stesso si estendesse all’interno della casa, i fiori e le foglie si moltiplicavano sulle vetrate colorate (create dal mastro artigiano Janin) intrecciandosi con complessi intagli nel legno e persino sugli arredi disegnati da Guimard. Il tavolo da pranzo della stanza frontale custodisce ancora i ricordi delle riunioni di famiglia, delle celebrazioni, e fu la sede di alcune tra le più importanti decisioni, come quella sulla creazione del Monogram, quella della sfida Houdini per testare i lucchetti brevettati, quella sull’apertura dei primi negozi internazionali.

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La famiglia continuò ad abitare la dimora fino al 1964, l’anno in cui morì la vedova di George, Joséphine. Tra il lavoro unico nel suo genere dei vicini atelier e l’aspetto anacronistico della villa, la casa di famiglia rimane un luogo di grandi pensatori e di creativi, a proprio agio tanto nel loro destino quanto nel loro approccio visionario.

Quasi a cinque anni dalla fondazione della propria Maison, Louis Vuitton iniziò a sviluppare la sua sede parigina. Nel 1859 trasferì i nuovi laboratori ad Asnières, un villaggio pochi chilometri a nord-ovest di Parigi. Questa fu una decisione calcolata: situato sulle sponde della Senna, Asnières permetteva la consegna via fiume(su barconi Louis Vuitton) dei fasci di legno di pioppo, utilizzati per costruire i bauli. Anche la primissima linea ferroviaria passava dal villaggio e terminava alla stazione di Saint-Lazare a Parigi, ad un tiro di schioppo dal negozio. A quel tempo, questo sobborgo era poco più che un bucolico capannello di case sulla sponda del fiume, dove i pittori venivano a catturare il riflesso del tramonto sul fiume.

Come esteta e uomo del suo tempo, Louis Vuitton fece costruire i suoi nuovi atelier in etereo stile Eiffel, combinando vetro e acciaio. Negli anni, gli edifici s’ingrandirono e crebbero insieme al numero di dipendenti. Sellai, carpentieri e fabbri lavoravano fianco a fianco per creare e costruire pezzi di valigeria. L’eccezionale savoir-faire degli artigiani di Asnières è tale che ancora oggi i pezzi più importanti vengono creati qui. Bauli rigidi, progetti in pellami esotici o rari, ordini speciali. Questi progetti unici ambiscono alla perfezione grazie al connubio tra innovazione tecnica e stile per antonomasia.

L’atelier di Asnières (che Style & Fashion ha avuto il privilegio di visitare nel 2013) è il vero cuore pulsante della Maison, che mette la propria anima nella creazione di ogni ordine speciale. Tutti i figli maschi della famiglia hanno imparato qui l’arte della realizzazione dei bauli, compreso lo stesso Patrick-Louis Vuitton che oggi è alla guida di questi ordini speciali.

La Maison è sempre stata all’apice dell’eccellenza nell’arte di trasformare i desideri dei propri clienti amanti del viaggio in realtà: il famoso baule-letto dell’esploratore Pierre Savorgnan de Brazza, il baule per il tè per il Maharajah di Baroda, il baule del fotografo Albert Kahn con le sue caratteristiche croci bianche. Ancora oggi, ogni sogno trova il suo contenitore speciale, purché sia trasportabile. Bauli-doccia, bauli iPad, persino bauli per violino. Il viaggio rimane il cuore della Maison Vuitton, dove l’eleganza nasce da attenta precisione e attenzione ai dettagli.

Nicolas Ghesquière, Direttore Artistico delle Collezioni Donna, ha immaginato la Petite-Malle, un modo di reinventare il baule, il simbolo assoluto della Maison. Alcuni disegni sono repliche in miniatura, quasi identici ad alcuni progetti leggendari, come quello di Albert Kahn, altri invece sono giocosi design contemporanei in visone o pellami esotici.

Tutti gli archivi Louis Vuitton sono stati meticolosamente conservati per preservare i preziosi oggetti e documenti nel miglior modo possibile. Schede clienti, registri di vendita, poster e fotografie originali sono archiviati insieme a bauli, valigie, borse e collezioni prêt-à-porter. Questo tesoro comprende 200.000 documenti (110.000 dei quali sono schede clienti) e 23.000 oggetti, tra i quali la curatrice Judith Clark ha personalmente scelto i molti e significativi pezzi in mostra ad Asnières. La Galerie vanta le proprietà personali di principi e Maharaja, stelle del cinema e stilisti ma anche di anonimi clienti che condividono lo stesso apprezzamento per l’artigianalità sopraffina. Come conferma Patrick-Louis Vuitton: “Un pezzo di valigeria Vuitton è sempre complicato da realizzare ed è creato per trasportare le cose tra le più belle”.

All’entrata de la Galerie si trova un’opera di Jorge Otero Pailos che mette in luce le tracce del passato di Asnières e le sovrappone a quelle di oggi. Aggiungendo altri artisti al progetto, come l’illustratore Ruben Toledo e il modista Stephen Jones, Judith Clark fa luce sull’importanza del savoir-faire, elemento così cruciale di questo spazio. Durante la ricerca che ha condotto negli archivi della Maison, Judith Clark ha scoperto alcune gemme rare e preziose, come Patéki, il cubo-puzzle in legno, un gioco creato da Gaston-Louis Vuitton che è servito a dare ispirazione per la scelta della scenografia fatta dalla Clark. In queste particolari scatole in pioppo (il pioppo è il materiale grezzo utilizzato per costruire il telaio dei bauli), valigie, oggetti e abiti creati dai vari direttori artistici della Maison sono in mostra a confronto con documenti privati e simboli, che permettono ai visitatori di cogliere uno sguardo di coloro che hanno progettato, portato e posseduto i diversi oggetti. Dal primo viaggio di Louis Vuitton dalla nativa Jura a Parigi, la corrispondenza privata di Gaston-Louis Vuitton, gli accessori per la danza di Loïe Fuller, il mantello da viaggio di Redfern, il progetto della Fondation Louis Vuitton di Frank Gehry.

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ultimo aggiornamento: 09-07-2015