Dopo l’istituzione del Proibizionismo, infatti, gli americani erano disposti a pagare quanto richiesto dal mercato nero per continuare a bere e il prezzo degli alcolici aumentava insieme al contrabbando in territorio statunitense. Sovente gli alcolici arrivavano con barche via mare, altre volte (fenomeno che divenne poi molto diffuso) venivano direttamente da laboratori clandestini, dove si realizzavano surrogati del whiskey e di altri superalcolici, chiamati generalmente “Moonshine“, spesso in forma adulterata, impura e a volte realmente pericolosa in quanto non soggetta a controlli sanitari e qualitativi.

Iniziarono così a fiorire in tutti gli Stati Uniti i così detti “Speak-easy”, sorte di club con ingresso tramite parola d’ordine dove si poteva bere tranquillamente. Nel 1920, anno dell’entrata in vigore del Proibizionismo, nella sola New York erano presenti 32.000 Speak-easy, contro i soli 15.000 bar legittimi di prima della proibizione. Il termine Speak Easy (letteralmente “parlar piano”) deriva dal modo di ordinare alcolici senza destare sospetti o farsi sentire dalle forze dell’ordine che negli anni del Proibizionismo, oltre che essere sempre più popolari, erano anche più comunemente gestiti da personaggi connessi alla criminalità organizzata.

Anche se la polizia e gli agenti del Federal Bureau of Prohibition facevano irruzione negli stabilimenti e arrestavano i proprietari e committenti, l’attività degli speakeasies era così lucrativa che questi locali segreti hanno continuato a fiorire in tutta la nazione. Nelle grandi città, questi locali clandestini offrivano oltre all’alcool anche cibo e musica dal vivo.

Come non ricordare infatti la trama di The Untouchables – Gli intoccabili che ci conduce e ci trasporta proprio nella Chicago degli anni ’30, nel momento in cui la città è governata dal boss mafioso Al Capone, il cui commercio si basava principalmente sul contrabbando di alcool o la nuova serie di successo americana Boardwalk Empire, ambientata ad Atlantic City durante il proibizionismo, che trae ispirazione dalla vita di Enoch L. Johnson, politico e criminale del tempo.

Negli ultimi anni la riscoperta dei cocktail storici e la ripresa del lavoro di Jerry Thomas considerato “il padre dell’arte di miscelare statunitense” ha riportato in vita la cultura dei classic, ma anche la voglia di sperimentare e la ricerca nella raffinata arte della miscelazione. Thomas finì di scrivere The Bar-Tender’s Guide, il primo libro sui cocktail mai pubblicato negli Stati Uniti nel lontano 1862. Nel libro erano raccolte e codificate tutte le ricette della tradizione orale, tra cui alcune delle sue creazioni. Questa guida pose le basi dei principi della miscelazione di tutte le categorie dei cocktails.

In Italia il più famoso e primo speak easy è proprio il The Jerry Thomas Project, che si caratterizza per il suo ambiente anni ’20 con musica jazz e ricette di coktails di inizio secolo, un locale piccolo e con un buttafuori all’ingresso che vi chiederà la parola d’ordine per accedere, segnalato tra i 50 bar più importanti del mondo dalla famosa Worlds 50 Best Bars. Il secondo speak easy italiano è il 1930, locale ancor più segreto, con musica soffusa, luci languide e ambiente per pochi intimi che sono la cornice ideale per una serata rilassante da passare conversando e assaporando eccellenti rivisitazioni originali dei cocktails che hanno fatto la storia della miscelazione.

E Campari in occasione di Expo 2015 ha organizzato a Milano, la capitale dell’aperitivo, una serie di speak easy, in un luogo celebre per la sua anima retrò, in cui i più importanti bartender italiani raccontano la celebre arte della miscelazione, con cocktails list esclusive. Blogo vi porterà alla scoperta di queste serate esclusive… Stay Tuned!

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ultimo aggiornamento: 06-05-2015