Per l’assegno di divorzio conta anche la convivenza prematrimoniale: lo conferma una sentenza della Corte di Cassazione.

Arriva un’incredibile svolta per quanto riguarda le separazioni in Italia: per l’assegno di divorzio conta anche la convivenza prematrimoniale. Una vera e propria rivoluzione destinata a fare la storia, stabilita da una sentenza della Corte di Cassazione.

Le Sezioni Unite si sono pronunciate in questi giorni per stabilire come quantificare l’assegno di divorzio, e per la prima volta hanno deciso che si debba tener conto della convivenza, almeno nei casi in cui vi siano “connotati di stabilità e continuità, in ragione di un progetto comune“. Una decisione che prende in considerazione, dunque, i sacrifici, le rinunce professionali e tutto ciò che avviene per il bene della relazione anche prima del matrimonio.

Assegno di divorzio: come si è arrivati alla sentenza

A portare alla sentenza storica della Corte di Cassazione è stato il ricorso presentato da una donna. Quest’ultima lamentava il mancato conteggio all’interno del proprio assegno di divorzio dei sette anni di convivenza prematrimoniale con il marito, anni in cui era venuto al mondo anche il loro figlio.

La Corte d’Appello di Bologna aveva ridotto l’assegno stabilito in primo grado a favore della donna negli scorsi anni, affermando che la stessa aveva deciso di lasciare il lavoro prima del matrimonio non per dedicarsi esclusivamente alla cura del marito e del figlio, ma per la situazione di agiatezza derivante dalla sua famiglia d’origine.

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Non è stata dello stesso avviso la Cassazione, che ha invece deciso di considerare all’interno dell’assegno di mantenimento anche gli anni prematrimoniali, a prescindere dalle condizioni di agiatezza della donna in questione, sottolineando come nella società di oggi il periodo di convivenza quando si protrae nel tempo non possa non essere tenuto in considerazione.

Si legge infatti nella sentenza: “La convivenza prematrimoniale è un fenomeno di costume sempre più radicato nei comportamenti della nostra società, cui si affianca un accresciuto riconoscimento dei legami di fatto intesi come formazioni familiari e sociali di tendenziale pari dignità rispetto a quelle matrimoniali“.

Cosa cambia dopo la sentenza

D’ora in poi cambiano completamente i parametri, è una grande rivoluzione di giustizia“, ha dichiarato subito dopo la sentenza Gian Ettore Grassani, presidente dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani. Secondo il noto legale, come riportato dall’Ansa, la convivenza d’ora in avanti non potrà più essere dimenticata, anche perché in questa fase della vita di coppia vengono spesso prese le decisioni più importanti per quanto riguarda le esistenze dei singoli individui.

Nel concreto, dunque, la nuova sentenza dà un peso importante alla convivenza prematrimoniale, equiparandola alla condizione derivante dal matrimonio vero e proprio. Per il resto bisognerà comunque valutare l’impatto di questa novità situazione per situazione, come sottolineato da Grassani: “Questa è una rivoluzione di giustizia che non riguarderà tutte le convivenze, ma bisognerà analizzare caso per caso“.

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ultimo aggiornamento: 20-12-2023