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Whitechapel Gallery presenta un’importante mostra dell’artista Emma Hart per la sesta edizione del Max Mara Art Prize for Women, premio biennale istituito nel 2005 per promuovere il lavoro di artiste che vivono nel Regno Unito. Il premio è una collaborazione tra Collezione Maramotti, Max Mara e Whitechapel Gallery.
La nuova grande installazione di Hart dal titolo Mamma Mia! è il risultato di una residenza organizzata specificamente per il suo progetto, della durata di sei mesi che, a partire dal giugno 2016, si è svolta in tre città italiane: Milano, Todi e Faenza.
Hart presenta una famiglia di grandi teste di ceramica che sembrano dialogare tra di loro. Ogni scultura ha la forma di una brocca, in cui il becco rappresenta un naso e l’apertura una bocca. Prodotte dall’artista a Faenza in stretta collaborazione con gli artigiani della ceramica, le sculture sono smaltate incorporando motivi, come le nuvole dei fumetti. L’interno delle teste è ricco di motivi vivaci, disegnati e dipinti a mano dall’artista, frutto di una ricerca condotta sui disegni e sulla pratica della tradizione italiana della maiolica.
La nuova opera di Emma Hart rappresenta il risultato finale di un’indagine sui modelli visivi e sugli schemi del comportamento psicologico, su come disegnarli e poi sovvertirli e sulle riflessioni intermedie. Lo spazio tra lo spettatore e l’oggetto è come sempre fondamentale nel lavoro di Hart, uno spazio arricchito da una visione molto personale che l’artista ha tratto dalle sue esperienze in Italia: il calore, la luce e il colore, il linguaggio e le dinamiche familiari in un contesto insolito.
Nel corso della residenza, che è stata studiata appositamente per la sua ricerca e i suoi interessi, Hart ha potuto frequentare, alla scuola Mara Selvini Palazzoli, lezioni sull’Approccio Sistemico di Milano, un metodo costruttivista di terapia familiare che prevede rievocazioni fisiche e lo studio dei comportamenti reiterati. A Roma, Emma Hart ha visitato una serie di monumenti funerari insieme a Katherine Huemoeller, una ricercatrice dell’Università di Princeton che ha condotto recentemente indagini sulle relazioni e le strutture familiari nell’antica Roma. A Todi, in Umbria, Hart ha scoperto la maiolica, la tecnica a smalto della tradizione ceramica
italiana, che l’ha portata a creare i motivi inseriti nella sua opera prima di concludere la residenza a Faenza, luogo in cui ha iniziato a consolidare e sperimentare nuove tecniche ceramiche.
La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato, corredato da contributi del critico Craig Burnett, di Daniel F. Herrmann (Eisler Curator e Head of Curatorial Studies), della critica Marinella Paderni e della guest curator Bina von Stauffenberg. La mostra proseguirà alla Collezione Maramotti, Reggio Emilia a partire dal 14 ottobre 2017. L’opera sarà presentata anche nell’ambito di un’esposizione dedicata alle nuove opere di Emma Hart prevista alla Fruitmarket Gallery di Edimburgo nella primavera del 2018.
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credit image by Press Office Max Mara – photo by Thierry Bal e Dan Weill
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