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Figlia del pittore toscano Orazio Gentileschi, Artemisia Gentileschi è una delle pittrici più famose della storia dell’arte. La sua prima opera, dipinta quando aveva 17 anni, è la prima versione di “Susanna e i vecchioni” (1610), che fa parte della collezione Schönborn a Pommersfelden.

La vita di Artemisia, anche artistica, fu però pesantemente condizionata da uno ‘scandalo’: Artemisia infatti nel 1611 subì uno stupro da parte di uno dei collaboratori del padre, Agostino Tassi, e fu sottoposta – lei, la vittima, assurdo ma all’epoca erano quelle le leggi in vigore – ad una deposizione sotto tortura.

Tra il 1612 e il 1613 l’artista dipinse il famoso “Giuditta che decapita Oloferne”, conservato al Museo nazionale di Capodimonte, e abbandonò la Capitale dopo essersi sposata con il fiorentino Pierantonio Stiattesi. Risalgono al periodo fiorentino “Conversione della Maddalena”, “Giuditta con la sua ancella” e una seconda versione di “Giuditta che decapita Oloferne”. Tra le altre opere celebri della pittrice ci sono due autoritratti, “Autoritratto come martire” e “Autoritratto in veste di Pittura”, “Danae” e “Giaele e Sisara”.

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ultimo aggiornamento: 22-09-2016