In caso di separazione, fino a pochi anni fa, alla donna restava quasi automaticamente la casa e l’affidamento dei figli. Oggi molte cose sono cambiate e si tende a parlare di soggetto economicamente debole, ovvero la tutela ricade su chi non ha fonte di reddito fuori dal matrimonio o guadagna meno. Se il matrimonio è stato celebrato in comunione dei beni, tutto verrà diviso al 50 percento.

Da questa suddivisione devono escludersi i beni personali (es. eredità di famiglia, successione o donazione) o quelli acquistati prima del sì. Il coniuge più debole, nel 90 percento dei casi la moglie, ha diritto a un assegno di mantenimento, calcolato in base al reddito e dalla capacità lavorativa della persona. Non è tutto, si tiene anche in considerazione lo stile di vita, che teoricamente dovrebbe mantenersi uguale anche dopo la separazione.

L’assegno di mantenimento ha un alto beneficio: l’ex coniuge, in caso di morte dell’altro, ha diritto alla pensione di reversibilità. Se non ci sono figli, la casa coniugale deve essere divisa tra i due se è cointestata o si è in comunione, altrimenti la moglie non ha alcun diritto. Se invece ci sono figli, sono loro ad avere diritto a rimanere in casa (anche se maggiorenni purché senza reddito). Di conseguenza la casa sarà affidata al coniuge che avrà l’affidamento esclusivo o condividerà la residenza. La mamma, oltre al suo mantenimento, ha diritto a ricevere un assegno per il mantenimento dei figli.

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ultimo aggiornamento: 12-06-2014