C’è stupro e stupro. E non importa che tu sia stata violentata, secondo la Corte di Cassazione l’abuso può avere delle attenuanti e la pena le deve tenere in considerazione.
Scusate il tono sarcastico con cui sto scrivendo, ma leggere queste notizie di prima mattina è un pugno nello stomaco. La vicenda nasce dal ricorso di un uomo condannato per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale sulla moglie, cui era stata confermata dalla Corte di Appello la pena che escludeva l’ipotesi dello stupro di minore gravità, poiché il “signore” aveva imposto rapporti completi alla partner più volte.
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso basato sul fatto che per valutare la gravità di uno stupro, deve “assumere rilevanza la qualità dell’atto compiuto […] più che la quantità di violenza fisica esercitata“. Insomma non importa che tu sia stata violentata 10 volte, dipende come sei stata violentata. L’imputato abusava della moglie solo da ubriaco ed è ovviamente diverso dall’abusare da sobrio.
In questi ultimi anni non si fa altro che parlare di violenza sulle donne, abusi e femminicidio. Secondo i numeri, i maltrattamenti domestici fanno più vittime delle guerre. Si sta cercando un modo per fermare un fenomeno che ha carattere principalmente sociale. Ecco questa sentenza spazza via il lavoro fatto. Valutare il grado di violenza sessuale è assurdo. La violenza è violenza e va condannata. Non è pensabile che esistano delle attenuanti per un uomo che per anni abusa della sua partner.
È un po’ come dire a una donna: che cosa ti ribelli a fare? Perché lo denunci? Sicuramente ci sarà stato un motivo perché ti ha fatto del male, avrà delle attenuanti? Una sentenza come questa carica la donna di responsabilità: è come se si diventasse complici delle violenze subite. E non è così. E non è un pensiero femminista, ma di rispetto e di libertà. E la violenza non va mai scusata o giustificata.
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