Per vendere si è disposti a tutto, anche a proporre una pubblicità di grande effetto, ma di dubbio gusto. Sta facendo il giro di tutti i giornali lo spot di Clendy di Casoria, che sponsorizza dei formidabili strofinacci mostrando una donna morta sul letto e un uomo seduto accanto che sventola il prodotto. Il claim? Elimina tutte le tracce, cui potremmo aggiungere: anche quelle di sangue. Il risultato? Secondo alcuni parlamentari di centro sinistra, la pubblicità inneggia al femminicidio.

È un tema molto delicato e in occasione dell’8 marzo (e non solo) abbiamo ricordato il dramma vissuto da moltissime donne: sono numerose le vittime di violenza e il numero delle signore morte per mano di uomo. Ovviamente, l’azienda si sta difendendo, sostenendo che non c’era alcuna illusione al femminicidio e che il messaggio è passato in modo distorto.

La ditta voleva far leva sull’ironia del messaggio: sul manifesto si vantano le doti del nuovo prodotto che, assicura, “ammazza” lo sporco. Ci dispiace che ci sia stato questo clamore mediatico è semplicemente un messaggio pubblicitario, come tanti altri, che serve a richiamare l’attenzione. Nessun intento offensivo verso le donne, come dimostra anche la doppia versione del manifesto.

Ha spiegato Stefano Antonelli, consulente marketing dell’azienda. Esiste un’altra pubblicità (è corretto dirlo) dove a essere cadavere è l’uomo e la donna sventola lo strofinaccio. Sta di fatto che lo spot resta di dubbio gusto: fino a che punto è lecito far dell’ironia per vendere un prodotto? Da destra e sinistra si è levata una totale indignazione. Il Comune di Napoli, che si è costituito parte civile in tutti i processi che vedono le donne vittime di violenza, parla di inaccettabilità dello spot, Mara Carfagna, portavoce dei deputati Pdl, chiede l’intervento all’Istituto per l’autodisciplina pubblicitaria.

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ultimo aggiornamento: 29-03-2013