La dieta del gruppo sanguigno, anche definita emodieta, venne “inventata” da un naturopata americano, Peter D’Adamo, sulla base di precedenti studi, da lui perfezionati, cominciati da suo padre, James D’Adamo. Secondo le scoperte dei due studiosi, molte allergie alimentari (tra cui la celiachia) e la tendenza al sovrappeso e alle malattie metaboliche come il diabete, sono conseguenza di errate abitudini alimentari legate a fattori immunitari.

Nello specifico, tutta la popolazione del pianeta è suddivisibile in 4 macrogruppi – tanti quanti sono i gruppi sanguigni – aventi specifiche esigenze dietetiche. Ma come ha fatto, Mr D’Adamo, a stabilire le esigenze alimentari dell’intera popolazione mondiale semplicemente in base al gruppo sanguigno d’appartenenza? E soprattutto, cosa c’entra con tutto questo il dottor Mozzi?

Andiamo per gradi. La dieta del gruppo sanguigno si basa sulla teoria che vede la differenziazione delle caratteristiche dei globuli rossi (in base alla presenza, o meno, di specifici allergeni sulla superficie che ci consentono di stabilire il gruppo sanguigno d’appartenenza) collegata con le diverse fasi di progresso dell’uomo preistorico. Ad esempio, il gruppo sanguigno più “antico” sarebbe lo 0, caratteristico dei primi uomini che popolarono la terra, che essendo cacciatori nomadi si nutrivano prevalentemente di cacciagione e frutta e verdura spontanei. Il gruppo A, invece, è quello dei “primi” agricoltori, che scoprirono la coltivazione della terra e cominciarono a nutrirsi di cereali, mentre al gruppo B appartenevano pastori nomadi di origine orientale che praticavano l’allevamento e si nutrivano di carne, formaggi, frutta e verdura.

Infine il gruppo AB, il più “giovane”, sarebbe un mix dei precedenti e anche il più complesso dal punto di vista biologico. Il dottor Piero Mozzi, per arrivare al nostro secondo quesito, è invece un medico chirurgo che esercita nel’ecovillaggio di Mogliazze applicando, in qualità di medico “secondo natura”, come ama definirsi, l’emodieta sviluppata da D’Adamo ma con delle modifiche personalizzate caso per caso. La sua esperienza professionale, infatti, lo ha convinto che se i principi generali della dieta del gruppo sanguigno sono buoni, tuttavia, essendo abbastanza “rigidi”, dovrebbero essere adattati alla persona a seguito di una accurata anamnesi delle sue condizioni psico-fisiche ed eventuali patologie. Detto questo, cosa dovrebbe mangiare una persona del gruppo B (RH positivo o negativo)? Partendo dal presupposto che si tratta dei “pronipoti” di popolazioni nomadi dell’Himalaya, dedite alla pastorizia, dotate di un buon metabolismo e di un sistema immunitario forte, ecco la lista dei cibi sì:

  • Ortaggi e verdure freschi di ogni tipo ad eccezione di pomodori, carciofi, mais, zucca e ravanelli
  • Cereali come farro, avena, orzo e riso (ma devono andarci piano con la farina di frumento e con la polenta)
  • Legumi come fagioli e soia (da evitare lenticchie, ceci e fagioli neri)
  • Frutta fresca
  • Frutta secca ad eccezione delle arachidi, delle nocciole e dei pistacchi
  • Carne di agnello, di montone, di coniglio e di capretto
  • Pollame (sconsigliati, invece, la carne di maiale e i salumi)
  • Latte
  • uova
  • Latticini (particolarmente indicati quelli di capra)
  • Tutto il pesce, soprattutto se “freddo” come salmone, aringhe, merluzzo eccetera
  • Olio extravergine d’oliva

Non vi resta che provare…

Foto| di Maliz Ong per Publicdomainpictures

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ultimo aggiornamento: 30-03-2013