Girovagando per le strade delle principali città europee potreste esservi imbattuti in alcuni blocchetti di pietra, ricoperti da una piastra in ottone, posizionati all’esterno di alcuni palazzi soprattutto nei quartieri ebraici: si tratta delle Pietre d’inciampo (o Stolpersteine), nate da un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig.

In questo modo infatti Demnig ha voluto ricordare – in un certo senso ‘inserendoli’ fisicamente nei contesti urbani – tutti quei cittadini che negli anni precedenti alla Seconda Guerra Mondiale e durante il conflitto sono stati prelevati a forza e deportati nei campi di concentramento. Persone portate via dalle proprie case, anche famiglie intere, per il solo fatto di essere ebree o appartenenti a categorie ‘scomode’ per il regime fascista e nazista (come omosessuali, oppositori politici, Rom e Sinti, testimoni di Geova, pentecostali, portatori di handicap).

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L’inciampo a cui si fa riferimento nel nome di questi memoriali ovviamente non è fisico, ma spirituale: chiunque passa davanti all’opera infatti, su cui sono riportati il nome della persona deportata, l’anno di nascita, la data e il luogo di deportazione e la data di morte (se conosciuta), è invitato a riflettere su quanto è avvenuto in passato. Per ridare dignità a chi è stato privato anche del nome (nei campi infatti ai prigionieri veniva assegnato un numero), e perchè mai più l’orrore si ripeta.

L’iniziativa è stata lanciata a Colonia nel 1995 finora sono state installate oltre 50.000 pietre tra Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi, Italia. Le ultime 27 sono state posizionate proprio nel nostro Paese, a Torino, sabato 10 e domenica 11 gennaio 2015.

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ultimo aggiornamento: 29-01-2015