La notizia che sta mettendo in subbuglio il mondo della Street Art è quella che parla della condanna a sei mesi e venti giorni per i reati di associazione a delinquere e imbrattamento ai danni di alcuni edifici del capoluogo lombardo, inflitti a due writers milanesi dal gup Alessandra Clemente. Un provvedimento piuttosto severo per i due giovani, rei confessi, che si sono impegnati ad offrire, come risarcimento, 400 ore di lavori socialmente utili a testa, in centri per anziani. Avevano invaso la città con i tag di Harvey e Zed, ma non si tratta dei soli elementi dediti ad un’attività oramai tipicamente urbana.
Dopo il caso di Milano, e seguendo le discussioni che hanno già infiammato altri luoghi esteri come la città di New York, fedele alla repressione, e quella di Bristol, nella quale lo stesso Bansky ha cominciato a lavorare, che invece ha invitato i suoi cittadini ad esprimersi sulla sorte dei graffiti; una vera e propria ondata di pareri discordanti sta scuotendo anche le amministrazioni pubbliche del nostro paese.
Se Bologna indignata dai suoi 40 chilometri di portici irriconoscibili, sembra allinearsi con la linea dura adottata da Milano, da Bari invece l’ex-magistrato e sindaco Michele Emiliano, fautore del primo album dei writers chiede di non confondere le acque distinguendo:

…tra street art e writing vandalico, per promuovere la prima e combattere il secondo.

Duplice l’atteggiamento della capitale, che concede spazi appositi, ma da qualche anno ha alzato le multe, che arrivano a 500 euro se ad esser colpiti sono monumenti o chiese, ammende che si sono fatte sempre più frequenti anche a Napoli e Firenze, mentre Torino e altre località estere moltiplicano i loro sforzi per organizzare festival e kermesse a tema.

Foto by Isabella Leoni.

Via | infooggi.it

Riproduzione riservata © 2024 - PB

ultimo aggiornamento: 29-09-2013